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Le esequie del boss si sono svolte in forma strettamente privata alla presenza di pochi parenti. Fotografi e giornalisti sono stati tenuti a distanza dalle forze dell'ordine
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Le esequie di Matteo Messina Denaro, il boss morto nel reparto detenuti dell'ospedale dell'Aquila, si sono svolte in forma strettamente privata. La salma dell'ex capomafia latitante è arrivata al cimitero di Castelvetrano (Trapani) intorno alle 8 del mattino. Il carro funebre, partito nella serata di martedì dall'Abruzzo, è giunto al camposanto da strade laterali, senza passare dal centro città, scortato dalla polizia. Dietro tre auto di parenti. Il questore di Trapani Salvatore La Rosa ha vietato i funerali pubblici. Fotografi e giornalisti, assiepati, sono stati tenuti a distanza dalle forze dell'ordine, disposte a presidiare l'ingresso del cimitero.
Le prime ad arrivare sono state le sorelle del boss, Bice e Giovanna, insieme alla nipote Lorenza Guttadauro, l'avvocato di famiglia che ha svolto la funzione di tutore mentre lo zio era in ospedale e che ha curato tutti gli aspetti burocratici legati al trasferimento della salma da L'Aquila. Tra i parenti anche il cognato dell'ex capomafia, Vincenzo Panicola, marito della sorella Patrizia, che è in carcere così come l'altra sorella Rosalia. Presente anche il fratello Salvatore che vive a Campobello di Mazara, il paese dove il latitante aveva trovato rifugio prima della cattura avvenuta il 16 gennaio a Palermo. Ai funerali ha preso parte anche Lorenza, la figlia dell'ex super capomafia, che Denato ha incontrato per la prima volta in carcere e che ha voluto riconoscere.
"Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato", aveva scritto Denaro in un pizzino, ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello, il giorno dell’arresto.