Dall'incidente in Bosnia alla rinascita con una protesi
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Matteo correva. Fotografo brillante, originario di Pescara, gavetta a Roma da un famoso paparazzo. Ore passate in camera oscura e a rincorrere le situazioni classiche del fotogiornalismo. Poi l'imprevisto: quattro anni fa un incidente in Bosnia dove stava lavorando per l'Università di Westminster. Il coma, il rischio di morire, l'amputazione della gamba sinistra. Matteo Di Giovanni si è risvegliato con un altro ritmo, un altro modo di vedere le cose, lui che del vedere ha fatto un mestiere.
Nel 2013 la scoperta della protesi, con l'impatto sbalorditivo delle nuove tecnologie. Il training, passo dopo passo, col tornare timido a camminare. Tornare, questa volta lento, a fotografare. Ripartendo da un quartiere di Milano, l'Isola, che non aveva mai visto e che è adesso la sua casa. L'occhio è sempre acceso. Ma il fotogiornalismo classico, correre da una parte e dall'altra, cercare lo scoop con la velocità non è più affar suo. Non è più possibile tenere quei ritmi. Così Matteo 2 trova nel rallentare e fermarsi un modo diverso di produrre le fotografie. Anche il suo quartiere, l'Isola, entra in questo processo anche quasi terapeutico, di ritorno alla vita. Invertendo i fattori: l'alta tecnologia, la più sofisticata, è nella gamba, per le foto si torna al processo analogico. Pellicola e sviluppo nella camera oscura. A colori e anche in bianco e nero. Il cammino è ripreso in modo inaspettato, diverso .
Ora la sfida ha un nome preciso: Reaching the cape. (Matteo è stato tanto a Londra e le sue cose sono più che pronunciate spesso pensate prima in inglese).
E' un progetto di un viaggio fotografico dall'Italia a Capo Nord. Per ripartire Matteo ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori attraverso la piattaforma americana Kickstarter, che ospita progetti in cerca di finanziamento sulla rete, il cosiddetto crowdfunding. “non tanto per i soldi in sé”, spiega, “ ma per creare una sorta di comunità che segua il progetto sin dall'inizio. Abbia fiducia in me. Quasi prenotando immagini e stampe che verranno…”.
Ha già superato la cifra di 10 mila euro di raccolta ma ha tempo solo fino al 30 settembre e l'obiettivo è alto: 20 mila euro. La regola di Kickstarter è così: o si raggiunge la soma prestabilita o niente. Solo se raggiungerà quella cifra potrà partire. Ma lui è tranquillo. Sente tanta fiducia nella gente intorno a lui: "Mi è capitato di fotografare un centro di ragazzi amputati, che erano saltati sulle mine in ex Jugoslavia. Mai avrei pensato di diventare così simile a loro".
Corri Matteo, corri. Senza fretta.