Originario di Modena ed ex insegnante, da 31 anni "custodisce" il gioiello dell'arcipelago della Maddalena e si gode la natura. "Ho detto basta alla cultura dell'usa e getta e dell'inquinamento e sono felice"
Per quasi tutti è un incubo. Ma c'è anche chi della quarantena per il coronavirus ha fatto la sua scelta di vita. Come Mauro Morandi, custode dell'isola di Budelli, nel'arcipelago della Maddalena in Sardegna, che da 31 anni vive prevalentemente nella spettacolare perla del Mediterraneo, isolato dal mondo intero. Ex insegnante, originario di Modena dove ancora vivono le sue figlie, Morandi oggi si gode la sua nuova dimensione di eremita e ne è felice.
"Era il 1989 quando sono arrivato su quest'isola e me ne sono subito innamorato - racconta a Tgcom24 dal suo paradiso incontaminato in mezzo al mare -. Cercavo la solitudine perché volevo allontanarmi dalla società dei consumi, dove la natura viene usata e distrutta. Io amo la natura, godo della sua bellezza e la rispetto. Qui ho trovato la felicità, recidendo i legami con quella società che detesto e vivendo nella solitudine".
Perché la scelta di questo distacco?
"Perché viviamo nella società dell'usa e getta, che non vede la bellezza delle foreste ma negli alberi trova legno pregiato con cui fare soldi, che non coglie la meraviglia della vita degli animali ma trova una fonte di guadagno negli allevamenti intensivi. Da tempo non mangio più carne perché mi rifiuto di partecipare a questo festival della distruzione della natura. dell'inquinamento, dello sfruttamento delle risorse".
Ecco allora la fuga nell'isolamento e nella solitudine, in cui in qualche modo oggi siamo un po' tutti confinati per colpa (o grazie) al coronavirus. "Io credo che quella che ci è data oggi sia una grande occasione, una lezione per farci staccare la spina e scendere da quella giostra di impegni-lavori-divertimenti a cui abbiamo fatto l'abitudine, e che ci distrae dai valori veri. Gli italiani sono costretti all'isolamento da una settimana o poco più e tutti ne fanno un dramma: è mai possibile una tragedia per così poco?"
Risponda lei alla domanda...
"E' perché siamo tutti troppo abituati a non pensare. La quarantena ci dà l'opportunità di farlo perché ci costringe ad annoiarci, a non annegarci nelle distrazioni, nello shopping, nelle mille luci che le nostre città ci offrono nella solita vita. Pensare significa riconoscere che siamo buoni e cattivi, significa fermarsi e riconoscersi, concentrandoci su quello che siamo e da cui spesso scappiamo. La noia è la dimensione ideale per rimettersi a cercare, e quindi a viaggiare, a esplorare. E' lo stesso meccanismo che scatta nel bambino quando rompe il gioco per scoprire com'è fatto. La nostra società cerca mete ma il nostro scopo non è raggiungere il traguardo, è viaggiare per migliorare noi stessi. E l'isolamento, con la noia che ne consegue, è la dimensione migliore per farci guardare le cose che contano davvero".
Da questo forzato isolamento uscirà una società migliore?
"Non ne sono così sicuro. Quando tutto questo finirà ci sarà di sicuro qualcuno che prenderà coscienza delle mille futilità di una società distorta. Ma molti di più si limiteranno a tornare alla vita di sempre. Quella fondata sull'avere e non sull'essere. Oggi la creatività non esiste più: basta guardare la moda che continua a ripetere e non inventa più niente. O i bambini pieni di giocattoli. Noi da piccoli i giochi ce li costruivamo e così imparavamo a inventare. Oggi non è piùù così".
Proprio per ritrovare la voglia di costruire e inventare, Morandi si è trasferito in mezzo al mare. Racconta della sua vita da professore di educazione fisica alle scuole medie a Modena ("spesso d'estate i miei ex alunni vengono a trovarmi") e di quando preside e genitori contestavano il suo modo di insegnare ("con me si faceva ginnastica a ritmo di musica, e a quei tempi non era consentito"). E soprattutto di quando ha lasciato la sua vita alla ricerca di qualcosa di diverso. "Il mio sogno era di trovare un'isola deserta in Polinesia dove trasferirmi. Ma il caso mi ha portato qui. E ci sono rimasto".
Morandi custodisce l'isola per dieci mesi all'anno, accompagna i turisti che approdano "a cercare la vera bellezza della natura di questo angolo di terra e insegno loro a rispettarla" e vive nell'antica Casa militare che veniva utilizzata durante la seconda guerra mondiale. "Quando l'isola era privata ero alle dipendenze del proprietario - racconta Morandi -. Adesso il Parco, che l'ha acquisita dopo il fallimento del vecchio padrone, deve decidere della mia sorte". Nell'attesa, lui resta nel suo confino felice, da cui si stacca soltanto a maggio e a novembre, per andare a trovare le figlie che vivono a Modena e la donna di cui è innamorato, un'insegnante di Benevento. Ma il suo destino resta in mezzo al mare. E alla sua adorata natura.