E ritrova il fratello

Maysoon Majidi, l'attivista accusata di essere una scafista a "Le Iene": "Su una barca 77 persone senza bagno"

Il programma di Italia 1 ha incontrato la 28enne rimessa in libertà dal Tribunale di Crotone

18 Nov 2024 - 11:51
 © Da video

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"Non so perché mi hanno condannata". A "Le Iene" parla Myasoon Majidi l'attivista iraniana che era stata arrestata il 31 dicembre con l'accusa di essere una scafista e rimessa in libertà dal Tribunale di Crotone dopo 302 giorni di carcere.

Al programma di Italia 1 l'attivista racconta la propria storia: dopo essere arrivata in Italia su una barca con a bordo altri 76 migranti. Una volta a terra, gli altri vengono lasciati andare mentre lei viene accusata di traffico di esseri umani. "Perché da 77 persone proprio io?", si chiede la 28enne.

La storia di Maysoon Majidi

 Nel suo Paese, Maysoon è un'attivista impegnata a difendere i diritti delle donne contro il regime iraniano ultraconservatore: "Non puoi stare zitto, non puoi chiudere gli occhi. Si rischia la morte, quasi 30 mila giovani sono spariti", racconta. Anche lei ha rischiato molto: "I poliziotti iraniani mi hanno picchiata - dice - Sono andata in ospedale". Così è scappata insieme al fratello. Dall'Iran sono arrivati a Istanbul, dove hanno raggiunto la barca a vela che li avrebbe potuti portare in Italia: "Siamo stati per 5 giorni in 77 su una barca - racconta -, qualcuno faceva i bisogni nella busta della spazzatura e man mano la buttavamo in mare. Non c'era aria, le persone si ammazzavano per pochissima acqua". Il quinto giorno i trafficanti permettono di uscire all'aria parte per un solo motivo: chiamare a casa e dire di completare il pagamento per la tratta. Solo pagando, infatti, possono procedure di sbarco. Maysoon si identifica subito cercando su Google il proprio nome e dimostrare di essere un'attivista, ma la versione non convince chi li ha fermati. Due ragazzi iracheni, nell'ufficio di polizia, accusano Maysoon di essere una scafista. Durante la perquisizione vengono ritrovati addosso a Maysoon la somma di 150 euro e un telefono, dispositivi che secondo gli inquirenti avrebbero solo gli scafisti. Per questo, viene portata in carcere senza capire il motivo visto che non le era stato messo a disposizione un interprete. La ragazza ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protesta: "Adesso peso 38 chili", dice.

La scarcerazione e l'incontro con il fratello

 Gli unici che potevano chiarire la situazione erano i due iracheni che l'avevano accusata: "Non ho accusato nessuno - dice uno di loro raggiunto da "Le Iene" - Loro insistevano per farmelo dire, la Polizia sosteneva che lei era l'aiutante del capitano ma io continuavo a negare". Anche l'altro "accusatore" di Maysoon in un videomessaggio dichiara di non aver mai fatto quelle dichiarazioni: "Lei era un passeggero come tutti gli altri, non c'entrava niente con il capitano". Il collegio ha accolto l'istanza della difesa in considerazione del fatto che, alla luce delle dichiarazioni fatte dai testimoni al processo, sono venuti meno gli indizi di colpevolezza a carico della 28enne. "Le Iene" hanno rintracciato il fratello di Maysoon, Rahazan, in Germania. Il ragazzo viene accompagno dall'inviato di Italia 1 fino a Riace, dove adesso vive Maysoon: i due si riabbracciano dopo un viaggio di 27 ore.

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