CRESCE IL MALCONTENTO

Medici, l'allarme della categoria: "Pochi fondi, si va verso lo sciopero"

Il presidente della Federazione ordini chiede al ministro di "aprire subito un tavolo permanente" e attacca: "Stipendi tra i più bassi d'Europa. Assurda l'idea di far passare i medici di famiglia alla dipendenza dall'Ssn". E poi c'è il nodo gettonisti

12 Gen 2025 - 14:08
 © ansa

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I medici vanno verso lo sciopero. Lo annuncia il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, sottolineando che nella categoria cresce il malcontento. "Le risorse economiche stanziate con l'ultima legge di bilancio non bastano e gli stipendi restano tra i più bassi in Europa, vicini a quelli dei Paesi dell'Est, con molti professionisti che scelgono di lasciare. Il 25 gennaio i sindacati medici e l'Ordine si incontreranno per decidere forme di mobilitazione. Si va verso lo sciopero della categoria". Anelli lancia quindi un appello al ministro della Salute Orazio Schillaci: "Apra subito un tavolo permanente con le organizzazioni mediche". 

Vertice della categoria il 25 gennaio

 Il 25 gennaio, chiarisce Anelli, "i sindacati hanno convocato i loro vertici e, insieme all'Ordine dei medici, l'obiettivo è avviare un confronto con il governo sulla base di una piattaforma che stiamo predisponendo ma, al contempo, decidere forme di mobilitazione di tutti i medici italiani. Si va verso un nuovo sciopero della categoria o una manifestazione pubblica imponente se non si registreranno cambiamenti concreti". 

Medici di famiglia e Ssn

 Il punto, rileva, è che "il disagio della professione è troppo alto e non c'è una vera interlocuzione con il governo sui vari temi: bisogna ancora decidere la destinazione delle risorse per il 2026 e chiediamo una rivalutazione della figura medica". Tanti i nodi sul tavolo, per un 2025 che si apre "in salita" per la Sanità. Tra le questioni calde, sottolinea Anelli, anche l'ipotesi del passaggio a un regime di dipendenza dal Servizio sanitario nazionale per i medici di famiglia. "Questa idea mi pare assurda - commenta -. Se l'obiettivo è garantire la loro presenza nelle Case di comunità, che saranno aperte 24 ore al giorno, il contratto attuale già prevede che ciascun medico impieghi sei ore settimanali per le Asl, per un totale di 20 milioni di euro, dunque la copertura è già assicurata. Andare a modificare una struttura legislativa complessa per determinare un cambio di status di cui non c'è alcun bisogno aprirebbe, invece, tantissimi problemi pratici, oltre a privare i cittadini del loro medico in ambulatorio. Inoltre, simili modalità di intervento vanno condivise e non possono essere imposte dall'alto". 

Case di comunità

 Inoltre, riprende, "potremmo arrivare a una vertenza poiché, nonostante il contratto già lo preveda, attualmente i medici di famiglia non sono ancora chiamati a effettuare le sei ore - che possono arrivare anche a 12 per i medici con meno assistiti - per le Case di comunità, e questo comporta una perdita economica per ogni medico di circa mille euro al mese". Si tratta, sottolinea, di una "situazione assurda".

"Stipendi troppo bassi"

 Altro punto da chiarire riguarda gli stipendi: "Va sgombrato il campo da inesattezze, dicendo chiaramente che aumenti non ce ne sono: i 17 euro al mese previsti, infatti, non sono davvero nulla. Né ha avuto effetto il fatto di aver defiscalizzato una parte del lavoro aggiuntivo per smaltire le liste di attesa, perché una norma del contratto blocca le ore aggiuntive al tetto del 2021. Il problema di fondo resta il livello medio degli stipendi in Italia rispetto all'Europa: noi siamo vicini alla Romania e ai Paesi dell'Est, non alla Francia o alla Germania". Ecco spiegata, aggiunge Anelli, "la scelta di molti medici di lasciare o di diventare medici gettonisti, con danno enorme per l'Ssn". 

Nodo gettonisti

 In effetti, secondo quanto scrive il "Messaggero" sfiora il miliardo di euro il conto da pagare per i gettonisti nella sanità pubblica, con un raddoppio di spesa tra il 2022 e il 2023. Una stima che, secondo il leder dell'Anaao Pierino Di Silverio, potrebbe essere per difetto. Alle cooperative, 30 in tutto, vengono trasmessi i soldi, e queste forniscono medici e infermieri agli ospedali in deficit di personale. I sanitari utilizzati sono quelli che si sono licenziati da altri ospedale e che guadagnano fino al 30% in più rispetto ai dipendenti dell'Ssn. I correttivi inseriti dal governo Meloni contro questi sprechi, secondo il sindacato principale della categoria, acuirebbero le contraddizioni della sanità italiana, tra poco personale, ritmi di lavoro frenetici, tagli dopo gli anni 2000, blocco del turnover. Nel 2023 5mila medici ospedalieri si sono dimessi senza aspettare la pensione, l'anno prima sono stati 3.600. Nel 2023 un terzo delle borse di studio per specializzare i futuri dottori è andato vacante. E infine, nei Pronto soccorso le prestazioni richieste nel 2024 sono cresciute di 2 milioni rispetto a quelle dell'anno precedente. In questo scenario cresce il numero dei gettonisti, che sarebbero intorno ai 10mila contro i 3mila di cinque anni fa. Mentre i camici bianchi dipendenti dell'Ssn se ne vanno. 

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