Quattordici anni dopo il femminicidio

Melania Rea, la rabbia del padre: "Parolisi presto sarà libero e potrà rifarsi una vita | Non ha mai chiesto notizie di sua figlia"

L'ex militare, condannato per aver ucciso la moglie con 35 coltellate, potrebbe tornare in libertà nel 2027. "Una giustizia che dimentica le vittime", denuncia Gennaro Rea

20 Apr 2025 - 07:48
 © ansa

© ansa

Sono passati 14 anni dal femminicidio di Melania Rea, ma per il padre Gennaro il tempo non ha placato il dolore. Ogni 18 aprile, data dell'omicidio di Civitella del Tronto (Teramo), il passato ritorna con forza. Ma quest'anno, più che mai, è la prospettiva del futuro a inquietarlo: Salvatore Parolisi, l'ex caporalmaggiore dell’esercito e marito della vittima, condannato a 20 anni di carcere, potrebbe tornare in libertà tra due anni. "Provo una rabbia che mi fa impazzire - racconta a Il Corriere della Sera -. Quell'essere immondo potrà rifarsi una vita. Mia figlia, invece, non tornerà più".

La condanna senza l'aggravante della crudeltà

 Melania Rea fu uccisa il 18 aprile 2011 con 35 coltellate. Il caso, seguito per mesi dai media, segnò un punto di svolta nel dibattito pubblico sui femminicidi in Italia. La figlia della coppia, Vittoria, aveva solo 18 mesi. Era con loro quel giorno: seduta nel seggiolino dell'auto mentre la madre veniva uccisa. Parolisi fu condannato in via definitiva per omicidio, ma - come nel caso del femminicidio di Giulia Cecchettin - senza l'aggravante della crudeltà.

"Non dovrebbe uscire più dal carcere"

 Per i giudici, si trattò di un "omicidio d'impeto", avvenuto al culmine di una lite coniugale, legata ai tradimenti dell’uomo. Una lettura che la famiglia Rea non ha mai accettato. "Cosa avrebbe dovuto subire ancora mia figlia per definire quel gesto crudele?", si chiede il padre. "Chi uccide in quel modo, davanti alla propria figlia, non dovrebbe uscire più dal carcere. Invece oggi, come allora, si continua a morire e la giustizia resta cieca".

"Manca la certezza della pena"

 Le statistiche sui femminicidi restano tragicamente attuali, e Gennaro Rea denuncia una mancanza di risposte concrete: "Nulla è cambiato. Ogni giorno leggo di una donna uccisa da un uomo. Succede perché manca la certezza della pena, e perché chi dovrebbe restare in carcere a vita esce dopo pochi anni, magari per buona condotta. Ma che buona condotta può avere chi ha distrutto una famiglia?".

La figlia di Melania e il "nuovo" cognome

 Oggi la figlia di Melania ha 15 anni. È cresciuta con i nonni materni, ha cambiato cognome per allontanarsi da un passato troppo pesante. Non vuole sentir parlare del padre. "Per lei è un estraneo - racconta il nonno -. È una ragazza giudiziosa, molto simile a sua madre. La guardo e rivedo Melania".

"Non ha mai chiesto notizie di sua figlia"

 Alla prospettiva che Parolisi possa un giorno cercare di riavvicinarsi a Vittoria, la risposta della famiglia è netta: "Non troverà mai una porta aperta. Non ha mai chiesto notizie di sua figlia, non ha mai scritto una parola di scuse. Non ha diritto di chiamarsi padre". E, aggiunge, "quando uscirà, i nostri legali lo controlleranno. La sentenza prevede un risarcimento di due milioni di euro: uno per la famiglia, uno per Vittoria. Dovrà lavorare, dovrà pagare. Non faremo sconti. La vita che ha spezzato non può essere dimenticata".

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri