Mestre, il luogo dove è avvenuta la tragedia del bus
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La squadra di esperti faceva riferimento a una raccomandazione Ue approvata nel 2012. Il sindaco Brugnaro: "Il Comune non poteva cambiare il guard rail"
Le indagini sulla strage di Mestre evidenziano nuovi dettagli. Un dossier redatto da tecnici nel 2017 segnalava già la necessità di sostituire i guard rail su entrambi i sensi di marcia del Nuovo cavalcavia superiore di Marghera. La squadra di esperti, nominati dal Comune di Venezia, faceva riferimento a una raccomandazione dell'Ue approvata nel 2012 che prevede criteri unici per tutti gli Stati membri, tra cui "l'innalzamento e l'ispessimento dei parapetti sulle strade ad alta circolazione". Il buco di due metri nella barriera, oggetto di perizia, era rimasto nonostante la scaletta alla quale garantiva l'accesso non esistesse più da oltre 20 anni.
Come riporta il Corriere della Sera, nel loro rapporto i tecnici avevano osservato anche casi di "ammaloramento delle fasce metalliche dovuto agli effetti degli agenti aggressivi esterni", come la ruggine. In particolare si sottolineava l'esigenza di una manutenzione straordinaria, compreso il rifacimento delle solette sulle quali si reggono le putrelle di sostegno dei parapetti. Nell'elenco dei "to do" anche la pavimentazione, che avrebbe dovuto sopportare il peso di barriere più moderne, ma anche più pesanti.
La perizia disposta dal procuratore capo di Venezia si concentra proprio sul "buco" di due metri in cui è finito il bus elettrico, precipitando dal cavalcavia e provocando la morte di 21 persone. Intanto gli inquirenti ripercorrono l'intera storia burocratica dell'infrastruttura. Nel progetto esecutivo dei lavori finanziati col Pnrr si legge che il cavalcavia, "completato alla fine degli Anni Sessanta, non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo strutturale successivi alla sua realizzazione". Anche in questo testo, come nel report dei tecnici Ue, si parla di "adeguamento normativo e consolidamento".
Tra i fogli del progetto originale del viadotto, redatto dalla Società Autostrade di Venezia e Padova e risalente al 1967, c'è anche il disegno della famigerata "scaletta" che collegava la strada sottostante al marciapiede di servizio che costeggia la carreggiata nel punto della tragedia del bus. In quel preciso punto la protezione d'acciaio non copriva due metri, lasciando un buco rivelatosi fatale, come dimostrano le tracce lasciati dagli pneumatici sulla linea bianca esterna, che si interrompono proprio dove il guard rail lasciava il varco. La scaletta fu rimossa addirittura ai tempi in cui l'anas gestiva il tratto stradale, poi passato sotto la giurisdizione del Comune. Oltre vent'anni senza messa in sicurezza di un buco visibilmente pericoloso.
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Dopo le indagini effettuate dai tecnici nel 2017, nel 2018 viene approvato il cosiddetto piano di Fattibilità tecnico-economica. Due anni più tardi vede la luce anche il Progetto definitivo, che prevede "risanamento cordoli e sbalzi laterali, rifacimento pavimentazione e sostituzione barriere a parapetti". Il costo complessivo dell'opera supera i sei milioni di euro e l'avvio dei cantieri viene posticipato prima al 2021 e poi al 2022. Il 4 settembre 2023 vede la luce il primo cantiere, con lavori previsti per 20 mesi. I lavori sul tratto di cavalcavia rivelatosi fatale sarebbero cominciati in inverno.
Sempre al Corriere della Sera, sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. "Il cavalcavia è un'infrastruttura degli Anni Sessanta passata al Comune una quindicina di anni fa. Noi abbiamo fatto le manutenzioni che la legge ci consentiva di fare. Se mi chiede perché non abbiamo pensato di cambiare il guardrail le rispondo che non potevamo farlo. Serviva un progetto unitario, che è stato approvato l'anno scorso e per cui abbiamo stanziato oltre sei milioni di euro anche di fondi Pnrr e i cui cantieri sono già in corso. L'iter è stato avviato nel 2016 con i primi rilievi. Per sostituire la barriera di protezione bisogna intervenire anche sulla piattaforma stradale e sui pilastri, insomma su tutta la struttura".
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Sul fronte delle indagini sono stati sentite una ventina di persone. Tra queste, anche una testimonianza ritenuta particolarmente rilevante dagli inquirenti: quella di un poliziotto intervenuto per primo, che ha lanciato l'allarme e ha messo a disposizione un estintore.