Mestre, il luogo dove è avvenuta la tragedia del bus
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La Procura ha aperto un'inchiesta: "Non ci sono segni di frenata né contatti con altri mezzi". Nel terribile incidente si contano 21 morti e 15 feriti
A Mestre (Venezia), è di 21 morti e 15 feriti il bilancio del tragico incidente del bus caduto dal cavalcavia della Vempa. Le vittime sono state tutte identificate: si tratta di nove cittadini ucraini, quattro romeni, tre tedeschi, un italiano (l'autista), un croato, due portoghesi e un sudafricano. Il pullman stava rientrando a Marghera dopo essere stato a Venezia. Tra le vittime figurano anche un neonato, un 12enne e una ragazza minorenne. Il mezzo è precipitato, dopo aver toccato i fili dell'elettricità, facendo un volo di una quindicina di metri. Tra le ipotesi dell'incidente un malore dell'autista, un 40enne italiano anche lui tra le vittime. Ma non si esclude neanche che il conducente si sia distratto durante la guida. La Procura di Venezia ha aperto un'inchiesta per omicidio plurimo stradale.
Al momento otto vittime sono state identificate con certezza dalle autorità, perché avevano con sé i documenti d'identità. Si tratta dei cittadini ucraini Liubov Shyshkarova, Iryna Pashenko, Yuliia Niemova di 30 anni, Vasil Lomakyn di 70 e Tetiana Beskorainova di 65 . Identificato anche un 28enne tedesco di nome Siddarta Jonathan Grasse e la 24enne croata di Spalato che si trovata in viaggio di nozze con il neo marito, Antonela Perkovicc. Infine è certa l'identità dell'autista del mezzo. il 40enne Alberto Rizzuto. La giovane croata morta nell'incidente era incinta di sei mesi. Era in viaggio con il marito, sposato il 10 settembre, che è ricoverato a Mirano in gravi condizioni.
Quanto ai feriti, al momento sono state identificate 13 delle 15 persone ricoverate negli ospedali. Si tratta di cinque cittadini ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Gli ultimi due feriti dovrebbero essere un cittadino ucraino e un tedesco. In ospedale a Treviso sono stati ricoverati anche due fratellini austriaci di 13 e 3 anni, figli di una delle vittime.
I quattro pazienti coscienti ricoverati all'ospedale dell'Angelo di Mestre "dicono molte cose, chiedono informazioni dei cari che erano insieme a loro. C'erano famiglie intere, nonni, nipoti, coniugi. Ognuno chiede della propria famiglia". Lo ha detto Chiara Berti, direttrice medica della struttura. "E' successo meno di 24 ore fa, il primo problema è di salute e poi viene anche tutto il resto", ha aggiunto.
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Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, facendo il punto sull'incidente, ha precisato: "Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio né dal punto di vista tecnico né c'è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo". Cherchi ha anche spiegato che l'identificazione delle vittime risulta complicata, per cui si potrebbe fare ricorso all'esame del Dna.
E' stata un'opera difficile e pietosa quella che hanno dovuto affrontare negli obitori degli ospedali i medici e gli investigatori per dare un nome a tutte le 21 vittime. "Ci troviamo di fronte ad una strage di giovani", avevano detto subito ieri sera, sotto il cavalcavia della Vempa, i soccorritori che avevano estratto i corpi, carbonizzati o straziati, dal pullman precipitato da una decina di metri, andato a fuoco nell'impatto a terra. E con il passare delle ore quella prima impressione trova conferme ulteriori. La più piccola delle salme è di un bambino di circa un anno e mezzo. Un'altra è quella di una ragazzina di 12 anni.
Il primo a prestare i soccorsi è stato l'autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato. Lo ha riferito il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, precisando che "nel dare l'allarme, l'uomo ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme". Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce.
La Procura di Venezia ha disposto, oltre all'autopsia sul corpo di Alberto Rizzotto, l'autista dell'autobus di precipitato dal cavalcavia a Mestre, anche gli esami tossicologici e il test di alcolemia. Un atto dovuto, che servirà però a chiarire meglio la dinamica.