L'ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana è indagato per peculato, truffa e false attestazioni per l'uso della vettura
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"Il gatto stava malissimo, ha 13 anni. Sì, è vero: è stato accompagnato in auto blu dal veterinario". Così Gianfranco Micciché, esponente di Forza Italia ed ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana, parla delle accuse di peculato, truffa e false attestazioni per l'uso dell'auto assegnatagli per il suo ruolo. E spiega che "mia figlia mi diceva di portarlo subito al controllo, e onestamente dico che lo rifarei. Se ho commesso forzature nell'uso della vettura me ne assumo le responsabilità, ma ho fatto tutto in buona fede. Non c'è mai stata da parte mia la consapevolezza di commettere abusi".
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A Micciché, che è indagato dai pm di Palermo, è stata notificata la misura cautelare del divieto di dimora a Cefalù. Secondo i magistrati avrebbe usato per fini personali (ad esempio per procurarsi cocaina e per accompagnare il gatto dal veterinario a Palermo, sostiene l'accusa) per 33 volte tra marzo e novembre 2023 l'auto che gli era stata assegnata per svolgere le funzioni istituzionali.
A Micciché i magistrati contestano anche di aver confermato le false missioni di servizio dichiarate da Maurizio Messina, dipendente Ars che gli faceva da autista. Una truffa che avrebbe portato nelle tasche di Messina indennità non dovute per 10.736 euro. "Mai fatto ciò di cui mi si accusa, sono pronto a chiarire. Ho la sensazione che prosegua il massacro su di me", ha sottolineato Micciché.
L'ex presidente dell'Ars ha quindi comunicato di aver "scritto all'amministrazione di Palazzo dei Normanni per comunicare che rinuncio all'auto blu. Non lo faccio perché c'è una indagine in corso nei miei confronti, ma perché mi rendo conto che non mi serve".