Fotogallery - Cutro, peluche e candele per ricordare le vittime
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Nel tragico naufragio morirono 94 migranti. Un'informativa di oltre 600 pagine ricostruisce quanto accaduto: secondo il pm, sarebbe dimostrato che né Guardia di Finanza né Capitaneria di porto avrebbero fatto quel che serviva per salvare chi era a bordo della barca
Un rimpallo di responsabilità che, in definitiva, si è tradotto nel mancato intervento per soccorrere il caicco "Summer love" carico di migranti schiantatosi nella notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023 a "Steccato" di Cutro, nel Crotonese, con la conseguente morte di 94 persone, tra cui 35 bambini. Nel naufragio ci furono inoltre alcune decine di dispersi. È quello che emerge dalle chat tra la Guardia di finanza e la Capitaneria di porto che s'intrecciarono la notte del naufragio contenute nelle 650 pagine di informativa di reato depositata dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone e pubblicata da Repubblica.
Una situazione che ha portato all'emissione da parte del sostituto procuratore di Crotone Pasquale Festa di un avviso di conclusione indagini, premessa di una possibile richiesta di rinvio a giudizio, a carico dei sei indagati (quattro finanzieri e due militari della Guardia costiera) nell'inchiesta sui ritardi nei soccorsi al "Summer Love". Nei loro confronti vengono ipotizzati i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.
Cinque ore di comunicazioni e di messaggi. Cinque ore preziose in cui si sarebbe dovuto mettere in atto l'intervento per salvare i migranti. Intervento che, inspiegabilmente, non è stato mai messo in atto, abbandonando il caicco al suo tragico destino. "Pesanti le parole - scrive il quotidiano - dell'ammiraglio responsabile della sala operativa delle Capitanerie di porto". "Ritengo che il nostro unico errore - ha affermato l'ufficiale - sia stato quello di fidarci della Guardia di finanza, che ci ha dato informazioni mendaci". Non meno severa la valutazione del comandante regionale delle Capitanerie di porto: "Non capisco perché quella notte ci hanno chiamato e hanno rifiutato il nostro apporto. La Guardia di finanza avrebbe dovuto chiamarci immediatamente, avevano l'obbligo di intervenire una volta scoperto il target. Le nostre imbarcazioni erano in grado di navigare con quelle condizioni meteo".
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In realtà - scrive ancora il quotidiano - le cose non sono andate proprio così. Perché se è vero che già dalle 23.30 del 25 febbraio le chat degli ufficiali della Finanza rivelano la decisione di procedere con un intervento di 'law enforcement' nonostante la piena consapevolezza che quel caicco era pieno di migranti e che il meteo era proibitivo ("Per il momento è un'attività di polizia, abbiamo una nostra motovedetta fuori che l'attenderà, mare permettendo") è anche vero che quando alle 3.48 la Finanza si decide a comunicare alla Guardia costiera che i suoi mezzi stanno rientrano in porto per il mare proibitivo ("Passiamo la palla a voi"), dalla Capitaneria di porto rispondono serafici ("Noi in mare non abbiamo nulla. Poi vediamo come evolve la situazione, perché al momento non abbiamo nessun genere di richiesta di aiuto").
Alle 7 del mattino sulla chat della Guardia di finanza c'è già chi si assolve. "Alla Capitaneria abbiamo richiesto l'intervento già a mezzanotte, ma non sono mai usciti. Dopo che noi siamo rientrati gliel'ho fatto mettere a brogliaccio: guarda noi non ce la facciamo, valutate voi. Senza una chiamata di soccorso non hanno ritenuto di uscire. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare".