Migranti, i Paesi considerati sicuri dal governo
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Nel primo caso il magistrato si è espresso contro il trattenimento di 5 migranti a Pozzallo che avevano chiesto lo status di rifugiati; nel secondo ha sospeso l'efficacia del diniego alla richiesta di asilo di uno dei migranti trasportati in Albania
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Sui centri in Albania "nessuna marcia indietro, si va avanti". Questa la linea del governo dopo il nuovo stop ai trattenimenti arrivato dal Tribunale di Catania. In mattinata, il premier Giorgia Meloni risponde con una battuta al cronista che ipotizza il "flop" dell'intesa con Tirana: "Ancora? Avete una fissazione...", taglia corto. Poi però, nel primo pomeriggio, il Tribunale di Catania non convalida il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di cinque migranti, tre arrivati dall'Egitto e due dal Bangladesh, che a Pozzallo hanno chiesto lo status di rifugiati.
La lista dei Paesi sicuri, indicata nel decreto adottato dal Cdm e poi diventato emendamento al decreto flussi, scrivono i giudici, "non esime il giudice all'obbligo di una verifica della compatibilità" di tale "designazione con il diritto dell'Unione europea" e "in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani" che "investono le libertà di un ordinamento democratico".
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In serata arriva il secondo stop da Roma: il giudice e presidente della sezione immigrazione del Tribunale della Capitale, Luciana Sangiovanni, emette un decreto di sospensione dell'efficacia al diniego della commissione territoriale sulla richiesta di asilo di uno dei dodici migranti che erano stati trasferiti in Albania. Con questo provvedimento il magistrato rinvia alla Corte di giustizia europea il nuovo decreto sui "Paesi sicuri", sollecitando una risposta urgente e citando il recente "intervento del governo italiano"
"Una sentenza chiarissima", per il Pd. A cui il centrodestra reagisce rabbiosamente, Lega in testa. "Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia. Ma noi non ci arrendiamo!", accusa il vice premier Matteo Salvini. Simile la reazione che proviene da Fratelli d'Italia, partito della premier. "Le toghe rosse tornano a colpire", attacca il vice capogruppo a Palazzo Madama Salvo Sallemi, secondo cui "vorrebbero aggirare" il decreto "contravvenendo così alla richiesta degli elettori italiani di avere più sicurezza nelle proprie città", mentre per il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, "la decisione dei giudici del Tribunale di Catania appare perseguire l'unico fine di ostacolare qualsiasi azione volta a contrastare l'immigrazione illegale di massa, nonché a rendere difficili, se non impossibili, i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia".
Anche da Forza Italia la decisione del Tribunale di Catania viene interpretata come un tentativo di sostituirsi alle scelte politiche del legislatore: "La tripartizione dei poteri sta alla base della nostra democrazia - afferma il deputato e responsabile immigrazione di Forza Italia, Alessandro Battilocchio -, le continue invasioni di campo e le polemiche strumentali non fermeranno la politica del governo sulla gestione dei flussi migratori che, lo dicono i numeri ufficiali, sta dando risultati concreti".
In difesa dei magistrati interviene il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia dall'assemblea organizzata a Bologna della giunta esecutiva dell'Emilia-Romagna dell'associazione. "Noi - assicura - non facciamo opinione sulle scelte del governo" ma "difendiamo il diritto e dovere di poter dire il 'diritto' senza essere in qualche modo condizionati né dalla paura, né dalle aggressioni".
A fine giornata, da Palazzo Chigi, arriva quello che sembra il segnale di un tentativo distensione nei rapporti con le toghe: la premier riceve il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli nell'ambito, si legge in una nota, "di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell'autonomia delle differenti istituzioni".
Sui centri in Albania, comunque, come detto, da parte del governo non ci sono ripensamenti. La nave Libra è tornata a navigare nel canale di Sicilia e il trasporto dei migranti verso le strutture di Shengjin e Gjader, assicura il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, riprenderà "quando ci saranno le condizioni".