Nel nuovo piano del ministro dell'Interno i Centri di identificazione ed espulsione ospiteranno non più di cento persone, mentre si lavora agli accordi con i Paesi d'origine
Centri di identificazione ed espulsione in ogni Regione per i migranti, ma piccoli e con un garante dei diritti in ogni struttura. Il ministero dell'Interno rivede il piano per la gestione degli immigrati e rilancia: il progetto sarà condiviso con tutti gli enti locali in occasione della prossima conferenza Stato-Regioni, in calendario il 18 gennaio.
Diversi governatori avevano protestato, e così il Viminale definisce meglio il programma, come spiega nel dettaglio "Repubblica", adattando alle richieste la macchina delle espulsioni. Il piano il ministero lo aveva annunciato a fine anno, mettendo in cantiere la riapertura dei Cie per raddoppiare i rimpatri degli irregolari. Ma l'intenzione aveva sollevato una pioggia di proteste tra sindaci, governatori e associazioni che lavorano nell'accoglienza. Pesanti critiche anche dal Movimento 5 stelle, che ha accusato il piano Cie di essere un ricettacolo di "sprechi, illegalità e mafie". Ecco allora i correttivi, con lo scopo di evitare che si ritorni a megastrutture in cui viene a mancare il rispetto della dignità e dei diritti umani degli ospiti.
Non più di cento ospiti - Le dimensioni delle nuove strutture saranno limitate: i Cie non potranno ospitare più di cento persone, in modo da evitare di ricreare mega-centri come quello di Cona e di dover mettere in atto costosi trasferimenti di irregolari trovati in regioni prive di Cie. All'interno di queste strutture ci saranno solo immigrati privi di documenti "che presentino un profilo di pericolosità sociale, come spacciatori o ladri", dicono i tecnici del ministero. Si condivideranno le linee con i governatori, in modo da gestire le strutture a 360 gradi, in un lavoro che coinvolgerà governo centrale e amministrazioni locali. Infine, un garante si occuperà di verificare le condizioni degli ospiti.
Accordi con i Paesi d'origine - Il ministero sta inoltre lavorando a pieno ritmo sugli accordi con i Paesi d'origine degli immigrati per fare in modo che questa iniziativa si riveli finalmente efficace. Afghanistan e Pakistan sono gli STati più problematici: con gli immigrati provenienti da quelle aree si tenterà di incentivare i rimpatri volontari, pagando il viaggio e offrendo loro un bonus di 3mila euro. Con chi ha diritto all'asilo, è in fase di definizione un provvedimento che dia alle commissioni territoriali d'asilo una valenza professionale, velocizzando le pratiche e dando la possibilità a chi è in attesa dello status di rifugiato di fare lavori socialmente utili.