Il paese del Ferrarese non è il solo ad aver detto no all'arrivo di richiedenti asilo sul proprio territorio
Anche se quanto successo a Gorino resta un caso unico, con i suoi cittadini che alzano vere e proprie barricate per impedire l'arrivo di una ventina di richiedenti asilo (rivelatisi poi donne e bambini), non è il piccolo paese del Ferrarese il solo ad aver detto no all'arrivo di gruppi di profughi. Dal Nord al Sud sono infatti molte le città che hanno posto un rifiuto al governo. Ad oggi sono solo 2.600 su circa 9mila i Comuni che accolgono migranti.
Lo stop del sindaco di Firenze - A dare uno stop anche Firenze dove il sindaco Dario Nardella ha scritto al prefetto affinché solleciti il ministero degli Interni a "non inviare ulteriori richiedenti asilo sul territorio toscano, fino al riequilibrio delle percentuali con le altre Regioni". Nardella ha infatti spiegato come, in base ai dati del Viminale, la Toscana abbia una presenza di richiedenti asilo superiore del 12% alle quote dovute, mentre ci "sono varie altre regioni che sono sotto quota, come Lombardia, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Puglia, Valle d'Aosta".
Cittadini in strada e proteste - Se a Firenze e dintorni la protesta ha preso toni e modi più istituzionali, sono diversi invece i Comuni e i paesi italiani in cui i cittadini sono scesi in strada per dire no all'arrivo di profughi o all'apertura di centri di accoglienza: dalla protesta a luglio a Fiumicino dove circa 150 persone hanno dato vita a una manifestazione contro l'arrivo di circa 50 profughi, a Recoaro (Vicenza) dove il braccio di ferro sulla destinazione di un ex albergo come luogo dove accogliere richiedenti asilo va avanti da oltre un anno, con tanto di almeno due incendi dolosi che hanno rallentato l'iter.
Scene analoghe si sono ripetute dal Nord al Sud: a Carrù (nel Cuneense), a Cavallasca (in provincia di Como), a San Nicola La Strada (nel Casertano), passando per Atessa in provincia di Chieti, dove l'arrivo di 25 extracomunitari eritrei è stato scortato dalle forze dell'ordine.
Il Ferragosto anti accoglienza di Capalbio - Tra i casi che maggiormente hanno fatto scalpore va poi ricordato quello di Capalbio, comune del Grossetano, meta vacanziera tradizionalmente legata alla sinistra cosiddetta radical chic, che a Ferragosto è sceso sul piede di guerra dopo la notizia dell'arrivo di circa 50 richiedenti asilo, definendola "una catastrofe lesiva dell'appeal di Capalbio".
L'estate ha visto la protesta anche di Pietrasanta, sempre in Toscana, dove l'amministrazione ha vietato l'allestimento di campi di accoglienza, anche provvisori, dopo che era stata paventata la possibilità dell'arrivo di 40 profughi, finiti poi per essere accolti dalle parrocchie cittadine.
Le "micro proteste": no nel mio condominio - Altrettanto spesso sono piccoli gruppi di cittadini a dire no all'arrivo dei richiedenti asilo: come a Marina di Cecina (in provincia di Livorno) dove a protestare sono stati i condomini dello stabile all'interno del quale erano stati individuati due immobili che avrebbero dovuto accogliere i migranti. Stessa scena per esempio anche ad Aulla (Massa Carrara), dove una trentina di cittadini si è rivolta ad un avvocato per opporsi alla decisione di ospitare gli stranieri in una palazzina vicino alle loro abitazioni.