Fotogallery - Milano, 24enne tende cavo d'acciaio ad altezza uomo in viale Toscana
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Per il gip si tratta di "una condotta assurda", ma nel provvedimento di convalida dell'arresto rimane solo l'accusa di blocco stradale. L'interrogatorio: "Io stavo solo facendo il pagliaccio, era un gioco e non una trappola"
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Il 24enne Alex Baiocco, in carcere per aver teso con due complici (ancora ricercati) un cavo d'acciaio ad altezza d'uomo lungo un viale di Milano, resta in cella ma solo con l'accusa di blocco stradale: sono infatti cadute quelle di strage e attentato alla sicurezza dei trasporti. È quanto emerge dall'ordinanza di convalida dell'arresto e dell'applicazione della misura cautelare depositata dal gip.
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Baiocco e i due complici, attorno alle 2 di notte del 4 gennaio hanno teso un cavo d'acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell'autobus 91 e a un palo della segnaletica verticale in viale Toscana. Una condotta per la quale, secondo il gip, è "difficile individuare un termine diverso dall'aggettivo assurda".
Ciononostante, spiega il magistrato nell'ordinanza, questo comportamento non integra il reato di strage che "consiste nel fatto di chi, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità, intesa come il bene della sicurezza della vita e della integrità fisica, riferito non già ad una o più persone determinate ma alla collettività nel suo insieme".
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In questo caso invece, si legge nel provvedimento, "non è dato evincere che quella condotta (assurda: si ribadisce che appare obiettivamente difficile darne una diversa qualificazione - e di questo l'indagato appare aver preso consapevolezza solo una volta ristretto, per come da lui stesso ammesso in interrogatorio) sia stata accompagnata dal fine di uccidere nel senso richiesto" dalla giurisprudenza. E lo stesso vale per l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti.
Invece, secondo il gip, "allo stato degli atti, non appare dubitabile che il pericolosissimo congegno abbia oggettivamente avuto finalità di ostacolare la libera circolazione" stradale. Il magistrato parla quindi di "modalità e circostanze dei fatti particolarmente allarmanti, alla luce" proprio "della scellerata condotta posta in essere" dal 24enne e dai complici, uno dei quali è stato identificato e l'altro è in via di identificazione grazie ai profili social forniti ai carabinieri dal giovane subito dopo l'arresto.
Per il gip, Baiocco è un ragazzo con un'importante fragilità, tanto che nel provvedimento, oltre alla custodia cautelare, ha disposto anche che la direzione del carcere trasmetta con urgenza "dettagliata e approfondita relazione sanitaria che descriva le condizioni di salute psico-fisica" del giovane "con riserva di ulteriormente provvedere nel suo interesse".
"Era un gioco senza regole, non c'era un'altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c'è stata una programmazione della cosa, ma solo 'prendi il cavo e tiralo'. Non mi rendevo conto dell'effettivo pericolo. Non doveva essere una trappola, era il nostro gioco che non doveva coinvolgere altri". Lo ha spiegato durante l'interrogatorio Alex Baiocco.
Il giovane, nella sua confessione in cui ha parlato di una "idea stupida" venuta perché si stavano annoiando, ha spiegato che la notte del 4 gennaio, quando attorno alle 2 i tre, che avevano bevuto, hanno tirato la fune, "eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo". E poi, quando "ci siamo resi conto che qualcuno ci osservava dalla finestra", cioè l'uomo che poi ha chiamato le forze dell'ordine, "ci siamo spaventati e siamo corsi via. Questo è quello di cui io mi pento maggiormente perché mi sono reso conto che andava tolto il cavo dalla strada, ho detto 'cavolo devo tornare indietro a togliere il cavo'".
In quel momento "ho pensato che qualcuno si poteva fare male o che comunque avrebbe intralciato il passaggio" e "solo in cella, ho riflettuto e capito che qualcuno poteva morire". Come riporta il provvedimento del giudice, Baiocco ha affermato più volte che non era loro intenzione fare "danni" e di non essersi subito reso conto "dell'effettivo pericolo".
Alex Baiocco ha sottolineato che "io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici che ad esempio mi avevano chiesto di entrare a casa mia dalla finestra. Quando stendevo il cavo che loro avevano ancorato da una parte, mi sentivo partecipe del gruppo e avevo bisogno di approvazione".