Il vicedirettore del Santuario di Pompei non le ha mandate a dire al leader leghista, che aveva chiesto la castrazione chimica per il nigeriano che aveva molestato l'operatrice di un centro accoglienza
"Salvini, castrati il cervello". E' la replica di don Ivan Licinio, vicedirettore del Santuario di Pompei (Napoli), al leader leghista che aveva invocato la castrazione chimica per il nigeriano che aveva molestato l'operatrice di un centro accoglienza nel Napoletano. E il segretario del Carroccio: "Se questo è un prete... La castrazione chimica è prevista e praticata in Paesi non meno civili del nostro: Usa, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca".
La replica del sacerdote - Il sacerdote ha poi spiegato all'Ansa il significato della sua affermazione: "Il mio è un sillogismo. Se una persona va punita per avere usato una parte del suo corpo per fare violenza, anche chi adopera il cervello in modo violento dovrebbe subire lo stesso trattamento". Don Ivan Licinio ha sottolineato di voler solo per far capire che alle persone va dato rispetto. Innanzitutto alla vittima, ma anche all'aggressore che sia immigrato o italiano. Purtroppo la violenza non appartiene solo agli extracomunitari, non è giusto invocare pene cosi' cruente nei confronti di un immigrato perché è tale".
L'appello a Salvini - Il vicerettore del santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei si è rivolto anche a Salvini nello specifico: "Chi ha incarichi istituzionali ha anche grandi responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica, non deve abbandonarsi a frasi che istigano alla rabbia. Siamo già in un momento storico delicato, con un clima di odio nei confronti degli immigrati che non è giusto infiammare. Non deve però mettere altra carne sul fuoco. Non tutti i migranti sono stupratori. E' questione di intelligenza. E non possiamo tacere contro un certo tipo di propaganda politica. Anzi, dobbiamo avere paura del silenzio degli onesti".
"Dire certe cose - ha aggiunto il sacerdote in un post su Facebook - significa fare violenza all'intelligenza, visto che in Italia la maggioranza degli stupratori sono connazionali e che la percentuale di donne straniere stuprate dagli italiani è altissima".