Attesa per la sentenza della Cassazione: era inseguita da due ragazzi che, come stabilito dai giudici di primo grado, avrebbero tentato di violentarla? O si è gettata nel vuoto in preda a una crisi di panico come ipotizza la Corte di Appello di Firenze?
Più di 80mila firme per chiedere giustizia per Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni, precipitata il 3 agosto del 2011 da un terrazzo di un hotel di Palma di Maiorca dove era in vacanza con alcune amiche. La petizione, pubblicata sul sito Charge.org, è indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I genitori al Corriere: "Vogliamo la verità"
Per la morte di Martina Rossi erano stati a 6 anni in primo grado Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Il reato: morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza sessuale. La condanna del 2018 è stata annullata dopo che la Corte d’Appello di Firenze ha prima dichiara prescritto il reato di morte in conseguenza di altro reato, e poi nel 2020 ha assolto i due dal reato di tentata violenza sessuale perché “il fatto non sussiste”, dichiarando però che “un’aggressione di carattere sessuale non può neppure del tutto escludersi”.
Ora la palla passa alla Cassazione che dovrà pronunciarsi il 21 gennaio. La petizione chiede l’intervento di Mattarella “perché ci sia la revoca della prescrizione per reati così gravi, nello specifico 'morte come conseguenza di altro reato'. La morte di un essere umano non può essere trattata come un debito caduto in prescrizione - si legge nella petizione - È disumano che a distanza di così tanti anni, a fronte delle tante prove raccolte, due genitori non abbiano ancora potuto capire com'è morta la loro unica figlia ventenne”.
I genitori di Martina: "Non vendetta ma giustizia e verità" - "Non cerchiamo vendetta e non vogliamo neppure che innocenti finiscano in galera — commentano i genitori di Martina al Corriere della Sera —. Chiediamo giustizia e verità. Dieci anni dopo ci devono dire perché è morta Martina, la nostra unica figlia. La cosa che ci addolora di più - continuano - è che in quel processo nostra figlia è stata descritta come una pazza mangiatrice di uomini in preda all’alcol e alle droghe, suicida chissà per quale motivo. Non soltanto Martina era sana di mente, non beveva e non si drogava, ma persino le analisi sul suo corpo effettuate dalle autorità spagnole dimostrano che non era ubriaca e che non aveva ingerito sostanze stupefacenti. Per non parlare poi delle testimonianze che, come ha riconosciuto anche il pg della Cassazione, danno una valutazione opposta al giudizio di Appello".