La 25enne è deceduta a Fasano cadendo nel vano dov'era convinta di trovare la cabina. Era tornata a casa verso mezzanotte, è stata trovata la mattina dopo
Era certa di trovare la cabina dell'ascensore e ha fatto un volo di una quindicina di metri. Così è morta Clelia, una ragazza di 25 anni di Fasano. Ma alcuni punti non tornano. Ricostruendo quanto accaduto prima dell'incidente, è stato chiarito che la giovane è tornata a casa verso mezzanotte tra domenica e lunedì. È entrata nell'appartamento pochissimo tempo, ha lasciato la borsa e stava per tornare giù con solo il cellulare. Ha spalancato la porta dell'ascensore ed è precipitata nel vuoto.
Resta da chiarire perché Clelia stesse riscendendo con solo il telefono in mano. Se c'era qualcuno ad aspettarla, come mai non vedendola arrivare non ha avvisato nessuno o allertato i soccorsi? Secondo quanto riferito dal padre, poco dopo mezzanotte la 25enne sarebbe salita al quarto piano nell'appartamento dove viveva rientrando in casa per lasciare la borsa e altri effetti personali. Poi avrebbe deciso di scendere nuovamente per salutare degli amici o per recuperare qualche oggetto che aveva dimenticato. E sarebbe stato in questo frangente, quando voleva tornare al piano terra pensando di poter utilizzare l'ascensore, che è caduta nel vuoto perché la cabina non sarebbe risalita. Altro dettaglio da analizzare è perché la cabina è scesa al primo piano pur essendoci la porta semiaperta al quarto. Un'inquilina del condominio avrebbe indirettamente confermato che l'ascensore fosse fuori uso quando, alle tre di notte, ha provato a chiamarlo, ma era occupato. In ogni caso, a scoprire cosa fosse successo a Clelia è stato il padre Giuseppe. Alle 6, non vedendola in casa, le ha telefonato e ha sentito squillare il cellulare della figlia proprio nel vano dell’ascensore.
"Non era mai successo che l’ascensore si bloccasse in quella maniera – ha detto – quando ho sentito squillare il telefono di Clelia ho capito subito che era successo qualcosa e abbiamo lanciato l’allarme". L’ascensore è stato sequestrato e la Procura ha aperto un fascicolo per individuare eventuali responsabilità. I titolari della ditta incaricata della manutenzione degli ascensori delle palazzine Arca hanno confermato che i controlli erano stati effettuati da un paio di mesi e nessuna anomalia era stata riscontrata nel funzionamento. Per recuperare il corpo di Clelia Ditano i vigili del fuoco hanno lavorato per oltre tre ore.
Clelia viveva con i genitori nella palazzina alla periferia di Fasano. La 25enne è descritta da tutti come una ragazza sempre sorridente, piena di vita, che da tempo aveva iniziato a lavorare in alcuni B&b della zona. "Era una ragazza solare e gioiosa. Voleva rendersi autonoma mia figlia e per questo - ha raccontato il padre - stava lavorando in queste strutture. Anche stamattina aveva un appuntamento di lavoro. Tanti erano i suoi sogni, tra cui la patente e forse anche sposarsi. Ora è svanito tutto". "Lavorava per sentirsi indipendente. Era un punto di riferimento costante per la sua famiglia. Siamo tutti sconvolti" ha raccontato tra le lacrime un'amica.