Dall'esame autoptico arriveranno importanti risposte sui dubbi relativi alla diagnosi della sua malattia
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L'autopsia sul corpo di Andrea Purgatori verrà effettuata mercoledì per accertare le condizioni fisiche e le cause che hanno determinato la morte del giornalista. Martedì, invece, sarà svolta una tac. La Procura ha proceduto all'affidamento dell'esame autoptico che, se sarà necessario, sarà seguito da una seconda consulenza tecnica: non si esclude, infatti, la necessità di ulteriori approfondimenti per verificare la correttezza della diagnosi sulla base degli accertamenti effettuati, in particolare, nella clinica Pio XI.
L'incarico per svolgere l'esame è stato dato all'istituto di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata. Tra i quesiti degli accertamenti la verifica della presenza di metastasi, dove e a che stadio, e possibili tracce di un'ischemia e il suo livello di gravità. Inoltre, si verificherà l'esatta causa della morte allo stato attribuita a una pericardite settica.
Le diverse diagnosi - Dall'autopsia, dunque, arriveranno importanti risposte sulla causa della morte. L’obiettivo è accertare come richiesto dai familiari in una denuncia cosa abbia causato in poche settimane il decesso di Purgatori e se ci siano stati errori sia nella diagnosi che nelle cure effettuate.
Una vicenda che, di fatto, si consuma in tre mesi. Stando a quanto messo nero su bianco dai familiari, assistiti dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, il 24 aprile il conduttore di Atlantide si è recato in una clinica privata per effettuare controlli alla luce di uno stato di spossatezza. Gli esami strumentali restituiscono però parametri sballati e viene effettuata anche una biopsia. La parola quindi passa a una altra struttura specializzata da cui arriva però, e siamo a inizio maggio, la drammatica diagnosi: una forma tumorale diffusa in varie zone del corpo, ai polmoni e al cervello. A comunicarlo è uno dei due medici finiti poi nel registro degli indagati. Viene quindi immediatamente disposta una massiccia radioterapia che il giornalista effettua in una terza clinica.
Le condizioni restano stabili fino a metà maggio, Purgatori continua a lavorare tanto da registrare una puntata del programma Atlantide, poi però il quadro comincia a peggiorare. Dagli esami a cui si sottopone arrivano elementi incoraggianti ma Purgatori continua a stare male, a peggiorare. A giugno si sottopone a una tac nella prima clinica in cui si era recato ad aprile. Il referto, sempre secondo quanto riferiscono i familiari nella denuncia, è inaspettato: nessuna traccia di metastasi al cervello, solo tracce di ischemie cerebrali. Un quadro confermato anche da un'ulteriore risonanza effettuata in altra struttura.
Le condizioni dell'ex giornalista del "Corriere della Sera" continuano, però, a precipitare. Viene ricoverato in uno dei policlinici della Capitale. Là ai familiari viene confermata la prima diagnosi. A comunicarlo, secondo quanto riferito dai familiari, è uno dei firmatari del referto emesso a inizio maggio con la prima drammatica diagnosi. Pochi giorni dopo Purgatori è morto.
L'ipotesi infezione - Secondo quanto riporta la Repubblica, a causare la morte del giornalista potrebbe essere stata un'infezione "che lo avrebbe colpito nel momento in cui era più debole". L'autopsia sarà dunque determinante per chiarire i dubbi.