IL RACCONTO DEI RAGAZZI

Morto dopo inseguimento a Milano, gli amici di Ramy: "Non crediamo ai carabinieri, chi ha devastato veniva da fuori"

Il racconto dei ragazzi alla consigliera regionale del Pd Carmela Rozza. Il padre del 19enne: "Ci dissociamo dalle violenze". Si pensa a una manifestazione pacifica e a un'associazione

27 Nov 2024 - 21:20

Si sono detti "arrabbiati" e "addolorati" e soprattutto "non credono alla versione dei carabinieri" gli amici di Ramy Elgaml, il 19enne morto in un incidente stradale in scooter mentre era inseguito dai carabinieri a Milano nella notte fra sabato e domenica. Lo hanno raccontato gli stessi ragazzi alla consigliera regionale del Pd Carmela Rozza, che ha incontrato una ventina di loro al quartiere Corvetto. E hanno precisato: "Chi ha messo a ferro e fuoco il quartiere non eravamo noi. Era gente che veniva da fuori". I ragazzi pensano anche a una manifestazione pacifica e a istituire un'associazione per Ramy.

"I ragazzi pensano a una nuova manifestazione pacifica autorizzata per chiedere verità per Ramy", ha spiegato l'ex assessore alla Sicurezza di Milano. "E ho detto che se sarà pacifica e autorizzata sarò in prima fila con loro. Gli ho anche assicurato che se vorranno fare un'associazione intitolata a lui, avranno il mio sostegno e alcuni di loro hanno risposto che ci stavano pensando".

Il racconto degli amici di Ramy

 Alcuni amici di Ramy "erano così arrabbiati che ripetevano di non voler sapere niente, di non voler ascoltare e di desiderare solo la verità" su ciò che è successo al 19enne. Una giovane ha spiegato che sabato sera erano tutti alla sua festa di compleanno e da lì sono usciti per tornare a casa. Tutti hanno ribadito che sulla dinamica sono state dette "tante bugie" e che ci dovrebbero essere video girati dai testimoni dell'incidente. Per loro, dalla dinamica si "vede che la macchina dei carabinieri era addosso" allo scooter". Sono arrabbiati, ma l'associazione è un modo "per prendere la rabbia dei ragazzi per la tragedia di Ramy e trasformarla in rabbia positiva per loro e per il quartiere", ha concluso.

Seconda notte di tensione a Milano: roghi e vandalismi dopo la morte di Ramy Elgaml

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Il padre di Ramy: "Ci dissociamo dalle violenze"

 "Siamo lontani da quanto accaduto e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l'Italia" ha commentato Yehia Elgaml, padre di Ramy. "Abbiamo fiducia nella magistratura italiana e non vogliamo vendetta, ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano", ha aggiunto. "Chiedere chiarezza su cosa è accaduto è giusto, non c'è niente di male, ma i vandalismi no, non sono giustificabili", gli ha fatto eco Aly Harhash, 61 anni, presidente della comunità egiziana della Lombardia alla quale appartiene la famiglia di Ramy. Anche Harhash vive nella stessa zona multietnica, segnata da anni di degrado, abusivismo e precarietà. Nel 2021 ha ricevuto il "Premio Campione" dei City Angels per aver salvato un uomo il 12 settembre 2020, dopo il crollo di una palazzina in piazzale Libia a Milano.

La famiglia di Ramy Elgaml

 La famiglia di Ramy è composta dai genitori e dal fratello maggiore di Ramy, di 24 anni, oltre che da una sorella e un altro fratello più grandi che vivono in Egitto. Il padre è titolare di un'impresa di pulizie. Il figlio faceva l'elettricista, ma negli ultimi tempi era senza lavoro. Le foto lo ritraggono con il padre allo stadio, in vacanza con la famiglia o in Egitto, sua terra d'origine con la quale aveva mantenuto forti legami.

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