Resta il giallo del percorso seguito in Germania: al momento del fermo, la Punto era sulla corsia dell'autostrada diretta verso sud e non verso nord come sarebbe dovuto essere se fosse arrivata direttamente dall'Italia
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Per cercare di rintracciare Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, il cui corpo è stato poi trovato in un canalone vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone, i carabinieri hanno ricostruito ogni singolo movimento dell'auto, attraverso le telecamere di sorveglianza, da quando è entrata in Friuli Venezia Giulia dalla provincia di Treviso. La prima registrazione delle telecamere risale alle 2.02 di domenica scorsa a Sacile: la Fiat Grande Punto nera viene immortalata dalle telecamere comunali.
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Sono trascorse circa due ore e mezza dall'aggressione certificata dalla video-sorveglianza dello stabilimento Dior a Fossà. Il tragitto dell'utilitaria è però poco lineare: gira per la città per qualche minuto e poi imbocca la strada per Caneva, dove transita alle 2.18. Anche in questo caso non sembra esserci una direzione chiara: sale verso il castello, ma poi ritorna in centro, ripassa per la piazza e svolta per la ex provinciale 29, direzione Polcenigo, i cui lettori targhe la inquadrano alle 2.27.
Per quattro giorni gli investigatori dispongono soltanto di questi dati: il passaggio successivo, circa due ore dopo, è di nuovo in territorio veneto. La Punto passa per le gallerie della famigerata diga del Vajont verso le 5, in comune di Longarone (Belluno), dopo aver oltrepassato Erto e Casso. Quel "buco" di due ore insospettisce gli inquirenti: l'elicottero dei vigili del fuoco sorvola tutta la Valcellina, senza esito. Il territorio è vastissimo, difficile circoscrivere le ricerche.
La svolta arriva nella tarda mattinata di giovedì: le telecamere del Piancavallo riprendono a funzionare dopo una sospensione temporanea per manutenzione. Il software aveva tuttavia continuato a immagazzinare i dati e alla ripartenza genera l'alert relativo alla macchina ricercata in Italia e in Austria: l'utilitaria è arrivata ai 1.300 metri di quota della stazione turistica alle 3. È l'elemento che mancava: le riprese non inquadrano più la vettura che torna ad Aviano e, dunque, l'unica alternativa è l'impervia stradina della Val Caltea. Qui, si stima una decina di minuti dopo, Filippo porta il corpo di Giulia nella scarpata. Un'operazione che ha potuto portare a termine senza il rischio di essere scoperto: a tre giorni dalla chiusura stagionale dell'arteria, non passa già più nessuno.
Durante la fuga, Filippo Turetta ha usato banconote con macchie di sangue per fare benzina in un distributore automatico. Il ragazzo si era fermato domenica scorsa a fare rifornimento in un distributore automatico di Cortina. Le telecamere, come riporta Il Corriere Veneto, hanno inquadrato l'auto, la Fiat Punto nera, e il ragazzo che introduceva il denaro nello sportello. Quando il titolare della stazione di servizio ha aperto l'impianto, qualche giorno dopo, tra le banconote ne ha trovata una da 20 euro con macchie di sangue.
Quando Filippo Turetta è stato bloccato in Germania, la sua auto era ferma sulla corsia d'emergenza perché, secondo gli agenti, era finita la benzina e il giovane non aveva soldi per fare nuovamente rifornimento. A insospettire la pattuglia è stato il fatto che la Punto nera era ferma senza le luci d'emergenza accese: i poliziotti hanno così fatto un controllo sulla targa e hanno scoperto che quell'auto era segnalata nel circuito della cooperazione internazionale.
Al momento del fermo, però, l'auto stava percorrendo l'autostrada in direzione sud e non verso nord, come invece avrebbe dovuto essere se la Punto fosse arrivata direttamente dall'Italia. Per questo la polizia tedesca sta effettuando una serie di accertamenti attraverso le telecamere per capire se il passaggio dell'auto sia stato fotografato nella zona di Berlino o comunque nel nord della Germania.