Lina Grimaldi ha descritto la brutta avventura del figlio come una storia, perché è successo a Scampia "ma poteva accadere ovunque"
Cinquemila e cinquecento like e altrettante condivisioni. Tutta la Rete sembra aver raccolto l'invito di Lina Grimaldi a "far conoscere queste oscenità". La donna è la madre di Emanuele A. e su Facebook ha voluto mostrare pubblicamente come il figlio è stato ridotto da un gruppo di bulli. E’ successo il 20 maggio a Scampia, ma il post è stato scritto in terza persona e senza menzionare subito il luogo, perché, dice, "poteva accadere ovunque".
Le parole della madre "E fu così che in un giorno di sole dopo le piogge, un liceale di 16 anni all'uscita della metro decide di tornare a casa a piedi dopo la mattinata chiuso in classe". Comincia in questo modo il post pubblicato da Lina Grimaldi, come una storia. Non se ne conosce ancora né il luogo, né il protagonista, perché non è quello l’importante. Ciò che conta è che due bulli "avevano deciso di tagliargli la strada con il motorino e di aggredirlo, chiedendogli dei soldi e senza aspettare risposta, colpirlo con una sbarra di ferro e con le catene e atterrarlo". Il ragazzo colpito è suo figlio, Emanuele, di 16 anni. Nelle foto è sul lettino del pronto soccorso, ancora sanguinante. Frequenta un liceo di Napoli e vive a Scampia, ma la madre ci tiene a precisare che "poteva accadere ovunque e so che la mia Scampia non è questa".
Non deve più accadere Il messaggio che deve rimanere non è tanto la brutta avventura dell'adolescente, quanto che in giro ci sono altri ragazzi convinti che la violenza sia un modo per ottenere quello che vogliono. Nel post, le ripetizioni e i refusi tradiscono la grande preoccupazione della madre per il figlio, ma è lei stessa a precisare: "Quello che mi infastidisce è che ognuno si è sentito in diritto di dire che sono zone pericolose, che non bisogna camminare da soli di pomeriggio. Si chiedono perché non abbia aspettato il pullman. Come dire 'te la sei cercata'. Allora tu donna che porti la gonna più corta e esci da sola, se vieni stuprata te la sei voluta. Ma in che cavolo di mondo vivo".
Il coraggio di denunciare Solo alla fine del post, Lina Grimaldi spiega di chi si tratta: "Per la cronaca, il liceale è mio figlio. Non mi fa paura dire che abbiamo sporto regolare denuncia ai carabinieri, per Emanuele, e noi con lui, non vuole che accada più a nessun altro ragazzo". E poi, chiede aiuto a tutti: "Chi vuole può condividere. Meglio far conoscere queste oscenità".