TRASPORTI

Noleggio con conducente, la Consulta: "Incostituzionale il divieto di rilasciare nuove licenze"

La federazione degli Ncc MuoverSì: "Chiediamo al premier Meloni un tavolo per una nuova legge che regoli il trasporto pubblico non di linea"

19 Lug 2024 - 17:58
 © ansa

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La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente. È quanto si apprende dalla sentenza depositata in giornata. Esulta MuoversSì, la federazione degli Ncc, che adesso chiede alla premier Meloni "di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea".

Cosa dice la sentenza?

 Secondo quanto stabilito dalla Consulta, il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente "ha consentito, per oltre cinque anni all'autorità amministrativa di alzare una barriera all'ingresso dei nuovi operatori", compromettendo così "gravemente la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea". Dichiarato, quindi, illegittimo l'articolo un articolo 10-bis, comma 6 del decreto Semplificazioni del 2018.

Gli Ncc chiedono al premier una nuova legge sul trasporto pubblico non di linea

 Per il presidente della federazione degli Ncc, Andrea Romano, la sentenza della corte "ha dato un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge 12-2019, che ormai solo il ministro Salvini si ostina a prendere sul serio con decreti attuativi gravemente punitivi verso decine di migliaia di operatori e aziende Ncc". 

"La corte - insiste Romano - ha messo nero su bianco quanto vivono ogni giorno sulla propria pelle milioni di cittadini italiani, di turisti stranieri e di aziende a cui si nega il diritto costituzionale alla libera mobilità: l'esistenza di una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta di trasporto pubblico non di linea, l’incapacità del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione, il grave pregiudizio all'interesse della cittadinanza e dell'intera collettività causato da leggi del tutto inefficaci e sorpassate".

"Di fronte alla catastrofe del trasporto pubblico non di linea - ha concluso il presidente di MuoverSì - l'unica strada che dovrebbe percorrere la politica non è quella delle toppe a colori che sta seguendo Salvini in omaggio alla lobby dei tassisti, ma quella di una nuova legge-quadro che finalmente dia all'Italia regole nuove e moderne in grado di garantire il pieno diritto alla mobilità di cittadini, turisti e imprese. La nostra federazione, cosi' come tutto il mondo Ncc, è assolutamente disponibile a dare il proprio contributo in questo senso al governo e a tutta la politica".

La reazione della politica alla sentenza

 Secondo il segretario di +Europa, Riccardo Magi "la Corte Costituzionale ancora una volta interviene dove il legislatore non vuole arrivare". "E oggi - si legge su X - la Consulta smonta il muro alla concorrenza innalzato da chi si ostina a difendere la lobby dei tassisti. La Corte dichiarando incostituzionale il divieto di rilasciare nuove licenze Ncc, dà un altro colpo di piccone al muro anti concorrenza costruito in questi anni da praticamente tutti i partiti. Come +Europa non ci stanchiamo di dirlo: è l'ora di liberalizzare il servizio di trasporto pubblico non di linea, è l'ora di liberalizzare il servizio Taxi, è l'ora di rimuovere i paletti alla concorrenza, è l'ora di far entrare nuovi operatori".

Dello stesso avviso la senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, secondo cui "il settore dei trasporti non di linea, taxi e ncc, ha bisogno di mercato e liberalizzazioni, più licenze, più vetture, meno rendite di posizione e meno corporativismo. Basta rinvii, il governo intervenga per garantire la concorrenza". 

Soddisfatto particolarmente anche Roberto Occhiuto. Per il presidente della regione Calabria "la Consulta, nel giudicare la norma calabrese che prevede la possibilità di assegnare 200 nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente, ha sollevato davanti a se' la questione di legittimità costituzionale della legge dello Stato che regolamenta l'intero settore, e ancora una volta ci ha dato ragione". 

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