Duplice femminicidio nel Modenese: uccise madre e figlia
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Anche se per la perizia psichiatria al momento dei fatti era lucido, il ragazzo ha più volte detto di aver agito costretto da "una presenza oscura" di nome Samael
"Un ragazzo freddo e distaccato, privo di sensi di colpa ed empatia". La perizia psichiatrica sul giovane killer di Chiara Gualzetti, la sedicenne uccisa il 27 giugno 2021 a Bologna, parla chiaro: il ragazzo, condannato a sedici anni e quattro mesi, avrebbe agito lucidamente. Eppure sono diversi i dettagli inquietanti, primo tra tutti il riferimento al demone Samael. Sarebbe stata questa presenza oscura - ha raccontato il diciasettenne - a spingerlo a uccidere la coetanea.
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Il demone Samael - Una perizia psichiatria lunga 150 pagine per delineare il profilo psicologico dell'assassino di Chiara: il riferimento al demone Samael non è stato sufficiente per ritenere il ragazzo incapace di intendere e volere. Dal suo racconto, il giovane avrebbe ucciso chiara perché costretto dal demone.
Il racconto del killer - "Chiara - ha dichiarato il ragazzo - non aveva mai fatto niente di male per meritarsi una cosa del genere. Mai. Non avevo neanche un motivo per farle del male. Non è possibile che sia successo, è un incubo. Sto ancora dormendo, vorrei svegliarmi. Ma purtroppo è la realtà. Mi sento in colpa per non essere riuscito a resistere a questa forza".
"Era lucido" - Questa stessa versione è stata la prima raccontata dal ragazzo, quando, fermato e interrogato, ammise i fatti dicendo che aveva agito per corrispondere alla volontà di un'entità superiore. Ma una prima consulenza disposta nel corso delle indagini e un'ulteriore perizia psichiatrica hanno concluso che quando uccise era lucido.
La ricostruzione - Il giorno prima dell'omicidio diede appuntamento a Chiara per fare una passeggiata al parco dell'abbazia di Monteveglio, poco distante dall'abitazione della ragazza. In un video venne documentato proprio quel momento, poco prima che il ragazzo, come ricostruirono le indagini, la colpì e la ferì a morte con un coltello, che aveva nello zaino, per poi picchiarla a calci e pugni.