La sentenza delle corte d'assise di Arezzo non soddisfa i famigliari della donna: "Non possiamo vivere una vita senza sapere niente"
"Un po' di giustizia è stata fatta, ma vogliamo sapere dove si trova il corpo di Guerrina". A Loredana Piscaglia, sorella della donna scomparsa nel nulla il primo maggio del 2014, non basta la condanna a 27 anni inflitta dalla corte d'assise di Arezzo a Padre Graziano, l'autore dell'omicidio e dell'occultamento di cacadavere.
Dal prete congolese Loredana Piscaglia vuole sapere dove ha nascosto il cadavere: "Che si decida a parlare, vogliamo portarla a casa", dice, "Non si può vivere una vita così, senza sapere niente".
I famigliari di Guerrina, che forse aveva una relazione amorosa con il sacerdote, chiedono di poter perlomeno riavere il corpo della loro congiunta per darle una degna sepoltura, per avere una tomba su cui piangere, dove portare un fiore.
Ma padre Graziano non parla, si è sempre dichiarato innocente nonostante ad incastrarlo ci sia anche il messaggio partito dal cellulare di Guerrina, dopo che la donna era sparita, e inviato ad un sacerdote, amico di padre Graziano, che la donna non conosceva. Per l'accusa dunque, il cellulare della vittima era nelle mani del frate. Un tentativo di depistaggio che gli è costato la condanna a 27 anni di reclusione.