Si continua a scavare nella vita privata della giovane, interrogata anche la mamma del compagno
A tre settimane dalla morte di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa di notte mentre camminava da sola a Terno d'Isola, nella Bergamasca, la verità sembra ancora lontana. Dopo la sorella, il fratello e il cognato, sentiti lunedì per quasi sei ore dai carabinieri, martedì a essere ascoltati sono stati, di nuovo, i genitori della ragazza. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, continuano a scavare nella vita privata della donna e stanno sentendo ripetutamente tutti i familiari. Mercoledì è stata la volta di Maria Rosa Sabadini, la mamma di Sergio Ruocco, compagno di Sharon. Il suo interrogatorio è durato circa tre ore.
Dopo sette ore di interrogatorio, papà Bruno e mamma Maria Teresa si sono allontanati in auto per tornare alla loro casa di Bottanuco e non hanno rilasciato dichiarazioni ai cronisti che li attendevano fuori dalla caserma. "Si trovava bene, era contenta" del lavoro al bar, avrebbe detto l'uomo agli inquirenti, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. I due avrebbero ribadito di non avere dubbi sul fidanzato della figlia, nessuna ombra sulla loro vita di coppia. Su un punto, invece, avrebbero espresso qualche perplessità: l'orario della camminata serale di quel lunedì. "Non usciva mai così tardi", avrebbero dichiarato.
Intanto continuano gli esami sulle immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Dalle riprese video si vedono una ventina di soggetti aggirarsi a Terno e dintorni: ombre, più che altro, che gli inquirenti stanno ancora cercando. Il killer, invece, non sarebbe stato mai ripreso, forse per fortuna o per accortezza. La speranza è che le tracce, genetiche, siano rimaste sui vestiti e sul corpo di Sharon. Una risposta in tal senso è attesa proprio dai laboratori del Ris, dove sono sotto esame gli abiti di Sharon, alcuni campioni prelevati durante l'autopsia e qualche coltello recuperato nella zona del delitto. Al momento, tuttavia, i dettagli filtrati sugli esiti dell'autopsia sembrano profilare un omicidio fulmineo. L'ipotesi che sul corpo non sia rimasta alcuna traccia di Dna da comparare, potrebbe quindi trovare conferma.