Processo Open Arms, Lega in piazza a Palermo per Matteo Salvini
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"La nave dell'Ong ha scelto di bighellonare invece poteva andare in Spagna", ha spiegato l'avvocato Bongiorno. La sentenza il 20 dicembre
Salvini porta i quattro ministri della Lega (Giorgetti, Calderoli, Valditara e Locatelli) in piazza a Palermo per la protesta nel giorno dell'arringa della difesa al processo Open Arms in cui i pm chiedono di condannarlo a 6 anni per il no all'approdo della nave dell'Ong con 147 migranti a bordo ad agosto 2019. La sentenza è prevista per il 20 dicembre. "È vergognoso che ministri scendano in piazza contro la magistratura e che questa destra inciti all'odio", ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein.
"Open Arms ha avuto innumerevoli possibilità di fare sbarcare i migranti soccorsi, ma ha opposto innumerevoli rifiuti e dall'1 al 14 agosto del 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera, in Spagna". Così nella sua arringa difensiva l'avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, sotto processo a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per non aver fatto sbarcare i migranti soccorsi dalla nave ad agosto 2019.
"Il 10 agosto Open Arms sì rifiutò di far sbarcare a Malta i migranti. Depositerò una memoria per documentare che dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva tantissime soluzioni e non solo quelle note e che c'era comunque sempre la porta lasciata aperta della guardia costiera. Ai migranti bastava infatti dichiarare di non adattarsi alla convivenza per scendere senza controlli, bastava solo dire 'soffro di stress'", spiega Bongiorno.
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"In sole due ore ben 9 persone vennero fatte scendere dalla Open Arms sostenendo di vivere condizioni di stress o di essere incompatibili con altri migranti, senza bisogno di attestare problemi di salute. E questo perchè la guardia costiera italiana aveva aperto un canale perché voleva aiutare i profughi e chiunque non si adattasse alla vita sulla nave, indipendentemente da problemi di salute", prosegue Bongiorno.
"Cioè se dicevi 'non mi adatto alla vita a bordo' potevi scendere. - spiega - Allora mi chiedo: che sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave? O se dichiarando di avere problemi di insonnia e stress esce senza alcun controllo." "Cioè se Open nota che basta fare queste dichiarazioni per far scendere 9 persone in due ore, perché non sbarca tutti? - si chiede - Perché non vivevano condizioni di disagio? E allora o stavano bene o Open poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto". "A un certo punto - ribadisce - sarebbe bastato solo mandare una email coi moduli già compilati sulle condizioni a bordo per farli scendere. L'Italia si è messa in ginocchio. E tu sequestrato davanti al carceriere che ti chiede un'email che fai? Volti le spalle?".
"Documenteremo inoltre quanto successe dal 18, quando Open ricevette l'ordine di andare in Spagna dalle autorità spagnole e rifiutò. Uno venne ritenuto troppo distante. Le si propone allora una scorta italiana e poi il porto di Palma di Maiorca e oppose un nuovo rifiuto", dice.
"E allora una cosa sono i diritti, altro è la pretesa. - sottolinea l'avvocato - Esiste diritto allo sbarco ma non a scegliere dove come e quando fare sbarcare i migranti".
"Prima redistribuire i migranti con i Paesi europei, poi farli sbarcare, questa era la linea politica del governo e ogni azione ha seguito questa linea. Già nel caso Diciotti Conte scrisse all'Europa che prima si redistribuisce poi si fa sbarcare. L'indirizzo era questo", osserva. "Con il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese i migranti rimasero sulla nave anche due settimane, lo ha confermato in aula l'attuale ministro Piantedosi. Persino con il governi Draghi e Meloni trascorsero fino a 16 giorni dal soccorso allo sbarco".
Bongiorno spiega inoltre che l’allora presidente del Consiglio Conte non fu mai in disaccordo con Salvini. L'unico contrasto fu sui minori. "Non ho mai parlato di processo politico, ma è necessario capire i contesti politici. E allora la lettera che Conte scrive al Corriere della Sera nel 2019, in piena crisi di governo e col caso Open Arms aperto, non è un modo per mollare Salvini - evidenzia il legale -. Conte, infatti, esclude categoricamente che la sua volontà fosse di far sbarcare i migranti e distingue quel che vuole per i minori da quel che vuole per gli altri. E fa capire di non aver mai detto che i migranti potevano scendere".
"Le esigenze di salute sono certamente primarie, ma qui si deve parlare anche dell'interesse dello Stato. Non è che la parola confini, per il cui uso Salvini è stato deriso, se l'è inventata lui. Esiste. L'accusa secondo me fa l'errore di fondo di considerare solo gli interessi dei migranti e di ritenere l'interesse pubblico estraneo al procedimento di accoglienza", aggiunge Bongiorno.
Per la difesa non c'era alcun "pericolo a bordo della Open Arms", "perché l'equipaggio e i migranti erano in condizioni di essere ridossati e avevano inoltre piena e continua assistenza sanitaria. Sulla nave c'era un via vai di medici e psicologi e ai migranti fu perfino consentito di andare a fare compere. E comunque tutto ciò che riguarda le condizioni a bordo, sarebbe oggi di competenza di Salvini visto che è ministro dei Trasporti. Ma all'epoca Salvini era al Viminale e l'Interno non c'entrava nulla". Bongiorno, che esclude che a bordo ci fossero problemi igienici o un'emergenza sanitaria, infine precisa che non si può sostenere che un posto sicuro, un place of safety, per essere tale debba avere requisiti ulteriori a quelli previsti dalle normative che sono la possibilità di offrire "cibo, riparo e cure mediche"."E' un pos temporaneo non servono altri requisiti altrimenti non si può definire temporaneo", osserva.