La famiglia ha convocato una conferenza stampa dopo le rivelazioni in merito a documenti che chiamano in causa lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi. Pietro Orlandi: "Mio zio era fuori roma all'epoca della scomparsa"
Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, parla in conferenza stampa sulle notizie del coinvolgimento di un familiare nella sparizione della cittadina vaticana. "Non esiste nessuno stupro. Io e mio zio lavoravamo insieme, mi ha fatto delle avance verbali nel 1978 ma quando ha capito che non c'era possibilità è finito tutto là", afferma la donna.
"L'unica persona con cui mi sono confidata è stato il mio padre spirituale e il mio fidanzato dell'epoca, Andrea, che ora è mio marito", prosegue Natalina Orlandi. "Sbagliato o giusto che sia, non c'è stato assolutamente altro e infatti le nostre famiglie hanno continuato ad avere rapporti". La famiglia ha convocato una conferenza stampa dopo le rivelazioni in merito a documenti che chiamano in causa lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, e un presunto caso di molestie nei confronti di Natalina Orlandi.
"Da parte di mio zio è stato un approccio quasi infantile da ragazzi, è stata una cosa molto semplice", sottolinea ancora Natalina Orlandi. "Non c'è stato mai un rapporto fisico. Mi sono sentita a disagio, non è stata una situazione piacevole. Mi ha fatto capire con delle parole il suo interesse e io ho fatto capire che non ne avevo. È finita là. Non mi è piaciuto il modo in cui è uscita questa notizia. Mia zia ha 90 anni e miei cugini non sapevano niente. Ci siamo veramente stufati, siamo arrabbiati. Se è stato fatto per bloccare la commissione è ancora più vigliacco, fanno del male anche alla famiglia di Mirella Gregori".
Tornando sulla vicenda della sparizione della sorella Emanuela, Natalina rivela di essere stata contattata dal cardinale Angelo Becciu nel 2017. "Dopo un giro di parole mi dice che mio fratello insiste tanto per avere la documentazione, ma che in quei documenti c'era questa storia che mi riguardava. Ho detto che non avevo problemi, poi ho detto che avrebbero avuto sulla coscienza delle persone anziane che non sapevano niente, così come i miei cugini. E loro ne erano all'oscuro fino a ieri sera. Becciu quei documenti non me li ha comunque dati".
Lo zio citato "era fuori nel giorno in cui scomparve Emanuela", evidenzia poi Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. "La prima cosa che fece mio padre è stato chiamarlo. Hanno fatto un'indagine, chiamate i figli. Io posso confermare che loro erano fuori. Io sono aperto a qualsiasi tipo di ipotesi, in passato anche la famiglia è stata seguita e controllata. A distanza di 40 anni le procure dovrebbero convocare i responsabili di quella presunta ipotesi e interrogarli. Su cosa si sono basati? È una cosa gravissima, un sacerdote che riceve in confessione un pensiero non può dirlo. La procura di Roma come lo ha saputo? La cosa è stata già indagato all'epoca. Mio zio era in vacanza lontanissimo da Roma. Queste cose le sapevano in procura. Mi domando come lavorano".
I documenti consegnati dalla procura della Santa Sede a quella romana chiamano in causa lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, e un presunto caso di molestie nei confronti della sorella maggiore di Emanuela, Natalina. Il carteggio risale al settembre 1983 ed è tra l'allora segretario dello Stato pontificio, Agostino Casaroli e un sacerdote inviato in Colombia da Papa Giovanni Paolo II, monsignor Serna, a lungo confessore degli Orlandi. A quest'ultimo viene chiesto conferma del fatto che Natalina, sorella maggiore di Emanuela, gli ha rivelato di essere stata molestata dallo zio Mario. L'uomo è il marito di Lucia Orlandi, sorella di Ercole, padre di Emanuela. "Non mi interessa niente della mia vita messa in piazza, mi interessa di mia zia 90enne e dei figli di mio zio che non sapevano niente", ha spiegato.