Il 27enne nigeriano Happy Ijebor, "spazzino volontario", ora avrà 5 anni per imparare l'italiano e trovare lavoro
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Ha avuto il permesso di rimanere in Italia per altri cinque anni, evitando l'espulsione, il 27enne nigeriano che per anni ha fatto lo "spazzino volontario" in un quartiere a Padova nel tentativo di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato. Lo hanno reso noto gli studi legali che hanno seguito la vicenda di Happy Ijebor, questo il nome del giovane, che, dalle 8 alle 13 spazza le strade della zona dove vive. A Padova è arrivato nel 2017 ed è apprezzato da tutti. Così dopo aver vista respinta per due volte la richiesta di essere accolto in Italia, la Commissione territoriale ha accolto il ricorso e sospeso il decreto di espulsione. "Ora il ragazzo - dicono i legali - dovrà assolutamente imparare l'italiano e ci attiveremo perché trovi un lavoro stabile: abbiamo cinque anni e non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione. Questa è davvero una bella notizia".
La storia di Happy, lo spazzino volontario di Padova - Da anni Happy Ijebor scende in strada e puntuale, dalle 8 alle 13, spazza le strade del quartiere dove abita a Padova: ha sempre sperato, rendendosi utile alla città, di ottenere così il riconoscimento dello status di rifugiato che non gli era stato mai concesso finora.
Happy è arrivato in Italia nel 2017 sfuggendo, secondo il suo racconto, a rischi di persecuzione per motivi religiosi. Ora scadono i termini e da un momento all'altro poteva essere imbarcato su un aereo e rispedito nel suo Paese d'origine.
Ora il lieto fine per Happy, che ha sempre cercato di inserirsi, disponibile a qualsiasi lavoro, pur se le sue carenze di italiano e l'analfabetismo non lo hanno certo aiutato, così come l'impossibilità di documentare in modo trasparente, se non riportando articoli di giornale, la sua situazione personale per veder riconosciuto lo status di rifugiato.
Happy ha casa e sbarca il lunario, non ha commesso reati e cerca un lavoro "certificato" al di là dall'essere lo "spazzino volontario di quartiere", per poter rimanere in Italia. L'ultimo atto, il ricorso presentato dai suoi legali al ministero dell'Interno, ritenendo che la buona volontà del richiedente asilo è dimostrata dai fatti, è stato positivo.