Nessuno sconto di pena per il 35enne nigeriano, condannato per omicidio, violenza sessuale, distruzione e occultamento di cadavere
Nessuno sconto di pena per Innocent Oseghale, che nel 2018, a Macerata, ha ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro. I giudici della Cassazione hanno confermato l'ergastolo per il 35enne nigeriano. Nei primi due gradi di giudizio Oseghale era stato condannato all'ergastolo per omicidio, violenza sessuale, distruzione e occultamento di cadavere. "È ciò che mi aspettavo da sei anni", ha dichiarato la madre di Pamela, Alessandra Verni.
© Tgcom24
I giudici di Cassazione hanno respinto il ricorso avanzato dalla difesa, dopo il processo di appello bis svolto a
Perugia, sull'aggravante dello stupro ribadendo l'ergastolo ed eliminando l'ipotesi di uno sconto di pena per l'imputato. Nella requisitoria il pg Francesca Maria Loy ha sollecitato il rigetto del ricorso spiegando che la "sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica", ribadendo che il ricorso della difesa è da considerare "inammissibile, almeno nella parte in cui la sentenza ha smentito che il rapporto sessuale è avvenuto nel sottopasso, ma nell'abitazione" ed è escluso che si sia "trattato di un rapporto consensuale".
"Da sei anni aspettavo questo momento, è quello che speravo", ha affermato la madre della vittima subito dopo la sentenza della Cassazione. Trattenendo a stento le lacrime, abbracciata ad amici, appena fuori dall'aula della V Sezione Penale della Suprema Corte, la donna ha aggiunto: "La battaglia non finisce qui. È stata fatta giustizia, ma ora si cerchino i complici".
La madre di Pamela, attorniata dai parenti, ha poi aggiunto: "Chiedo ad Oseghale di pentirsi e di dire chi era con lui. Non voglio che esca di prigione tra soli 10 anni. In occasione dell'anniversario della morte, il prossimo il 30 gennaio, organizzerò una fiaccolata". E suo fratello, l'avvocato Marco Valerio Verni, che sin dall'inizio della vicenda ha rappresentato le ragioni della famiglia, ha sottolineato: "Abbiamo sempre manifestato la convinzione che ci possano essere altre responsabilità".
La mamma di Pamela ha poi voluto inviare un messaggio alla famiglia di Giulia Tramontano, la donna incinta di 7 mesi uccisa con 37 coltellate dal compagno. "Combattete e non mollate mai", ha detto tra le lacrime fuori dalla Cassazione.
Pamela Mastropietro venne uccisa brutalmente, il cadavere scempiato e fatta a pezzi e i resti furono posti all'interno di due valige poi ritrovate in una strada nell'area industriale di Macerata. Nel processo di primo grado, al termine del quale l'imputato venne condannato all'ergastolo, i pm definirono Oseghale come un "acrobata della menzogna". Elencarono a riprova una serie di sue presunte bugie: dalle versioni sull'accaduto nella mansarda di via Spalato 124, al negare ripetutamente l'omicidio e lo stupro. Sulla dinamica del delitto i magistrati ritennero credibili le confidenze fatte dallo stesso cittadino nigeriano ad un ex compagno di cella: la 18enne avrebbe minacciato di denunciare Oseghale e il 30enne l'avrebbe accoltellata per impedirle di andarsene dalla casa. Sotto le unghie di Pamela venne trovato Dna del pusher nigeriano, forse dovuto a un graffio nella colluttazione.