A sbarrargli la strada il “cerchio magico” e alcune cordate interne all’Arma
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Per un cavillo burocratico Sergio De Caprio, 52 anni, alias capitano Ultimo e colonnello dei carabinieri, oggi vice-comandante del Noe, il Nucleo operativo ecologico dell'Arma, non è mai neanche stato valutato per la promozione a generale. Lo scrive il settimanale Panorama, con un articolo a firma di Enrico Fedocci. "De Caprio - sottolinea Panorama in un'anticipazione del servizio - è sicuramente tra i migliori investigatori che i carabinieri abbiano avuto negli ultimi 30 anni. E' stato condannato a morte dalla cupola di Cosa nostra per avere eseguito nel 1993 l'arresto di Totò Riina. E al Noe ha appena chiuso l'indagine sulla discarica di Malagrotta, a Roma, che ha condotto all'arresto arresti di sette indagati".
Il settimanale scrive però che "tra i compagni di corso del colonnello De Caprio alcuni sono stati promossi a generale, altri magari non ci sono riusciti, ma lui non è stato neanche preso in considerazione. Perché? Per il regolamento: per essere ammessi all'avanzamento, nell'Arma, è necessario avere ricoperto per due anni l'incarico di comandante provinciale.
Incarico che De Caprio avrebbe potuto ricoprire se fosse stato mandato in prima linea, in qualsiasi provincia della Sicilia o della Calabria, a combattere Cosa nostra. Niente da fare. Dopo essere stato trasferito 14 anni fa al Noe, De Caprio ha manifestato più volte il desiderio di tornare al Ros, il Reparto operativo speciale in cui per anni ha seminato il panico tra gli uomini d'onore che gli consentirebbe anche di maturare i diritti per l'avanzamento a generale. Ma questo - conclude il settimanale - non gli è stato mai concesso dal comando generale dell'Arma".