© Ansa
© Ansa
Il Pontefice: "Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Torniamo alla Chiesa dalle porte aperte a tutti"
© Ansa
© Ansa
Papa Francesco ha aperto il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità della Chiesa. Nel corso dell'omelia in piazza San Pietro, il pontefice ha detto che "non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Il Sinodo non è un Parlamento. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi".
Richiamando poi il brano evangelico che la liturgia propone in questa giornata dedicata a san Francesco d'Assisi, il Santo Padre ha detto che proprio Gesù, in un momento di "desolazione pastorale", non si lasciò "risucchiare dalla tristezza, ma alza gli occhi al cielo e benedice il Padre perché ha rivelato ai semplici i misteri del Regno di Dio: 'Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli", ha detto, citando il vangelo di Matteo.
E ancora: "Nel momento della desolazione, dunque, Gesù ha uno sguardo capace di vedere oltre: loda la sapienza del Padre e riesce a scorgere il bene nascosto che cresce, il seme della Parola accolto dai semplici, la luce del Regno di Dio che si fa strada anche nella notte".
"Il compito primario del Sinodo - sottolinea quindi Bergoglio - è quello di ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l'umanità. Una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all'interno e non è mai aspra all'esterno".
Tornando ancora allo "sguardo accogliente di Gesù", chiarisce: "In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura. Nel dialogo sinodale, in questa bella 'marcia nello Spirito Santo' che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell'unità e nell'amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo; per diventare, usando una bella espressione di San Paolo VI, una Chiesa che 'si fa colloquio', che non impone pesi e che a tutti ripete 'Venite, affaticati e oppressi, venite, voi che avete smarrito la via o vi sentite lontani, venitve, voi che avete chiuso le porte alla speranza: la Chiesa è qui per voi'".