"Fratelli tutti"

La terza enciclica del Papa: "La fede contro nazionalismi e xenofobia, mai più guerre" | "Virus non è castigo divino"

Il titolo è “Fratelli tutti” ed è dedicata alla fratellanza in tempo di pandemia: "Il Covid svela le nostre false sicurezze"

04 Ott 2020 - 21:09
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"Ci sono ancora coloro che ritengono di sentirsi incoraggiati dalla loro fede a sostenere varie forme di nazionalismo, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi. La fede deve mantenere vivo un senso critico davanti a queste tendenze". Lo scrive Papa Francesco nell'enciclica "Fratelli tutti", precisando che "bisogna riaffermare con forza: 'Mai più la guerra', che rappresenta il fallimento dell'umanità". 

Nella sua terza enciclica, firmata sulla tomba di San Francesco ad Assisi, il Pontefice appare preoccupato dai segni della storia “di un ritorno all’indietro”. “Si accendono - scrive - conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali”. 

Basta cultura dei "muri" La fraternità, per il Papa, è da promuovere non solo a parole, ma nei fatti. Fatti che si concretizzano nella “politica migliore”, quella non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune, in grado di porre al centro la dignità di ogni essere umano e di assicurare il lavoro a tutti, affinché ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. "Paradossalmente, ci sono paure ancestrali che non sono state superate dal progresso tecnologico. Riappare la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti. Perché gli manca questa alterità".

Le lettere di Papa Francesco al mondo

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Il virus non è castigo divino All'interno dell'enciclica, ci sono anche riferimenti alla pandemia da Covid-19. "E' difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste. Non voglio dire che si tratta di una sorta di castigo divino. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi. E' la realtà stessa che geme e si ribella. Viene alla mente il celebre verso del poeta Virgilio che evoca le lacrimevoli vicende umane". 

Dalla pandemia ci si salva unicamente insieme "Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme", afferma il Papa in 'Fratelli tutti'. Per questo, aggiunge, ho detto che "la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità.

Doveroso rispettare il diritto di ognuno a migrare Il Papa si sofferma poi sulla situazione delle migrazioni. "E' nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona". "Certo - puntualizza-, l'ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale".

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