Il gup del Tribunale di Arezzo ha stabilito il "non luogo a procedere per tardività della querela"
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Il medico che aveva amputato il pene a un paziente, salvo poi scoprire che il tumore non c'era, non andrà a processo. Lo ha stabilito il giudice del Tribunale di Arezzo, Claudio Lara, determinando il "non luogo a procedere per tardività della querela". Il reato ipotizzato per l'urologo, che ha operato il malcapitato 69enne nel 2018, era di lesioni gravissime. Al paziente era stato diagnosticato un cancro al pene, ma dopo l'intervento gli esami istologici hanno smentito la diagnosi.
La motivazione addotta dal gup è di querela arrivata tardivamente. Sul fronte civile, invece, resta in piedi la causa di risarcimento del danno. Il 69enne ha chiesto circa 400mila euro e la prossima udienza è stata fissata per settembre 2023.
"Chiederemo giustizia per l'invalidità permanente del nostro assistito, per quella temporanea del post operazione e per il danno morale, non ancora quantificato", ha dichiarato l'avvocato Gianmarco Bianchi. La perizia psichiatrica "che depositeremo dimostra un forte stato depressivo del nostro assistito".