Il video di uno stalker

"Per mia figlia mi faccio anche 30 anni" La minaccia di un papà sotto processo

Napoli, può vedere la figlia solo in incontri protetti. Lui, con un video su facebook attacca l'ex moglie che lo aveva denunciato per stalking

26 Ott 2019 - 16:28

"Non posso uscire con te, il mio papà, lo ha detto il giudice". Così si legge sulla maglietta che indossa e che mostra in primo piano un papà napoletano. Poi, in un video pubblicato su facebook,  l'uomo si scaglia contro l'ex moglie, usando parole dure, minacciose, che sanno quasi di presagio: "Io per questo mi faccio anche trent'anni".  Adesso la donna ha paura. Aveva già denunciato l'ex coniuge per stalking e i due sono separati da qualche anno.

Le minacce sui social - Il video sta destando forte preoccupazione, tanto che la mamma si è rivolta a un avvocato e ha presentato una nuova denuncia alla Procura di Napoli. La figlia è in affidamento esclusivo a lei e il papà la può incontrare solo durante incontri protetti. Ma il trentenne, già sotto processo per maltrattamenti verso entrambe, non si rassegna. "La donna - dice il suo legale -  è diventata vittima di una vera e propria campagna mediatica denigratoria che va avanti ormai da molto tempo. Quel materiale pubblicato sui social - aggiunge l'avvocato Sergio Pisani - è infatti confluito nel primo fascicolo aperto dagli inquirenti nei confronti del genitore. Ed è per questo - conclude - che come padre può vedere la bimba solo in occasione di incontri protetti. Ma questo lui, non riesce a tollerarlo".

La paura di una mamma - Il messaggio che trapela dal video e da quella scritta, considerata in riferimento alla figlia, come se il papà pensasse a un gesto violento nei confronti dell'ex moglie, e vari messaggi in chat dai contenuti violenti - secondo i difensori della mamma - avrebbero generato una serie di malesseri fisici e psicologici di cui madre e figlia soffrono e che stanno cercando di curare. Ormai la donna cerca di uscire solo se veramente necessario e sempre in compagnia di altre persone.  "30 anni di carcere, infatti, si infliggono a chi uccide - precisa Pisani -  lui come padre deve recuperare una capacità genitoriale che, evidentemente, ora non possiede. Non è stato ancora raggiunto da misure cautelari, - conclude l'avvocato - ma bisogna tener presente che oggi l'utilizzo dei social va monitorato e debitamente censurato, quando può portare a simili conseguenze nei confronti delle  vittime inermi". 
 

   

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