Classe 1929, vive nella sua casa di latta dal terremoto del '97: ora è indagata per non aver ottemperato all'ordinanza di sgombero del comune di Valtopina. La sua abitazione, in realtà, è ancora inagibile
E' dal terremoto del '97 che Albertinina Menichelli, classe 1929, vive nella sua casetta di latta: un container datole dal comune di Valtopina dopo il sisma che ormai è diventato la sua dimora. Ora però è arrivato il tempo di andar via, almeno stando all'ordinanza di sgombero che è stata recapitata alla nonnina 90enne. La sua casa di Giove, dice il comune, è pronta, quindi deve traslocare. Peccato che, in realtà, i lavori nell'abitazione non siano ultimati: Albertina avrebbe dovuto trasferirsi prima nelle case popolari e poi nell'abitazione finita, ma ha deciso di rimanere dov'è e ora è indagata dalla procura della Repubblica di Spoleto per non aver ottemperato all'ordinanza.
A raccontarlo è il quotidiano la Nazione. Tutto inizia con il terremoto del '97. La casa di Albertina è danneggiata . La prima ditta che si occupa dei lavori per il consorzio costituito obbligatoriamente fallisce, ne subentra un'altra. Il Comune di Valtopina - a fronte dei contrasti tra proprietari e ditta - si sostituisce ai residenti. Seguono anni di denunce, sequestro del cantiere, sospensione dei lavori ordinata dalla provincia di Perugia. Il Comune fa causa alla ditta e ne subentra una terza.
Nel 2017 arriva il certificato di "Regolare esecuzione" , con tanto di conto: 42mila euro da pagare. Prima però di traslocare, dopo "soli" vent'anni di lavori, Albertina rientra a casa con un geometra per un sopralluogo ed emergono vizi e difetti nella casa ristrutturata: dalle tracce di umidità, agli impianti non completi, compreso quello elettrico non funzionante, alla mancanza del battiscopa. Insomma, allo stato attuale la casa è inagibile. E così scatta un altro ricorso al tribunale civile perché accerti le mancanze. Nel frattempo i figli di Albertina fanno presente al Comune che a fronte dell'età avanzata della madre - affetta anche da Alzheimer - per la sopravvivenza della donna non è consigliabile sottoporla a un altro trasloco, come proposto dall'amministrazione che la trovato posto alle case popolari. A luglio però arriva l'ordinanza di sgombero.
Ma il sindaco di Valtopina, Lodovico Baldini, tiene a precisare che non c'è nessuna coercizione da parte del comune: "Dopo ventidue anni di errori spero di essere il sindaco che faccia tornare a casa la signora Albertina. Nell'ordinanza non c'è alcun intento punitivo, ma il dovere di evitare che Albertina trascorra un altro inverno nel container che peraltro è senza manutenzione perché ormai la Regione ha chiuso il capitolo-spese. Se mi danno l'opportunità sono pronto con la ditta a terminarle i lavori in casa, per sanare i vizi, ma l'Accertamento preventivo ci ha bloccato l'accesso da un anno".