Le imbarcazioni di Mazara del Vallo (Trapani) sono bloccate dalla Marina di Tripoli da quasi 40 giorni. "Qui in Italia ci sono 18 famiglie allo sbando", precisa Leonardo Gancitano in diretta
"A 37 giorni dal sequestro in Libia, non sappiamo nulla dei nostri pescatori: siamo disperati. Alcuni hanno bisogno di cure, di farmaci, sono diabetici". Sono sconfortate le parole che l'armatore trapanese Leonardo Gancitano pronuncia durante l'intervento in diretta a Tgcom24. "In concreto non abbiamo notizie, ci sono 18 famiglie allo sbando", ha aggiunto. Nel frattempo i parenti degli uomini trattenuti da Tripoli hanno manifestato a Roma, davanti a Montecitorio.
La vicenda - Il 1° settembre, a poche ore di distanza dall'incontro tra Luigi di Maio e Fayez al Serraj, capo del governo libico, il peschereccio "Antartide" veniva sequestrato insieme al "Medinea" nel porto di Bengasi, perché entrati in acque libiche. Le imbarcazioni, provenienti da Mazara del Vallo (Trapani), avevano a bordo rispettivamente dieci e sei membri dell'equipaggio. A compiere il sequestro la Marina di Haftar, che è ancora a capo dell'autoproclamato esercito libico dell'Est del Paese.
Il Ministero ha più volte ribadito attenzione sul caso, mentre dalla Libia venivano avanzate richieste di scambio di prigionieri. La proposta, giunta intorno al 15 settembre, aveva come obiettivo la scarcerazione di quattro uomini condannati in Italia a 30 anni per traffico di essere umani e l'omicidio di 49 migranti. Il ministro Di Maio ha sottolineato più volte il suo impegno della liberazione dell'equipaggio. Ha sentito le famiglie, il sindaco di Mazara del Vallo e gli armatori, oltre al suo omologo emiratino e il ministro russo Lavrov. "Non accettiamo ricatti, i nostri concittadini devono tornare a casa", aveva pertanto risposto a Tripoli.