CONDANNATO PER PECULATO

Angelo Burzi, la lettera prima di suicidarsi: "Sono innocente"

L'ex assessore e consigliere regionale del Piemonte era stato condannato a tre anni in appello per peculato nell'ambito del processo su Rimborsopoli. Il pg Saluzzo: "Da noi assoluta imparzialità"

30 Dic 2021 - 19:10

Angelo Burzi era "certo di essere totalmente innocente". Lo ha scritto in una lettera indirizzata ad alcuni amici poco prima di suicidarsi con un colpo di pistola la notte di Natale. L'ex assessore e consigliere regionale del Piemonte era stato condannato a tre anni in appello per peculato nell'ambito del processo su Rimborsopoli. "Esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo", si legge nella missiva.

Il duro attacco alla Procura Nella email inviata ad alcuni amici prima di suicidarsi Burzi, 73 anni, ha lanciato un duro attacco alla giustizia in merito al suo caso: "Serve fare un non esaustivo elenco dei personaggi che maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questo mia vicenda in quasi dieci anni (di processo, ndr). Dapprima i giudici del primo processo d'appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula. Poi l'uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall'inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista".

Il procuratore generale Saluzzo: "Assoluta imparzialità e indipendenza" Accuse respinte dal procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, per cui non c'è stata nessuna persecuzione giudiziaria, nessuna disparità di trattamento su Rimborsopoli. "L'azione dei nostri uffici è rigorosamente ancorata ai principi e alle garanzie costituzionali, alla imparzialità e alla assoluta Indipendenza", ha scritto in un lungo comunicato il magistrato dopo avere espresso "tristezza e umana condivisione dei sentimenti di chi gli era vicino".

Rimborsopoli Burzi, uno dei pezzi da novanta del centrodestra piemontese tra i fondatori di Forza Italia nella Regione, era stato chiamato in causa, come tanti altri ex colleghi della sua area politica, nei processi (non ancora terminati) sull'uso improprio dei fondi destinati ai consiglieri regionali della legislatura 2010-14. Nel gennaio del 2020 aveva patteggiato poco più di un anno di carcere. Il 14 dicembre la Corte d'appello lo aveva riconosciuto colpevole per altri episodi e, dopo un ricalcolo, aveva alzato il totale a tre anni.

La moglie di Burzi: "Una condanna politica" "Una condanna politica - ha commentato la moglie in una intervista - che gli è piovuta addosso senza colpe". Burzi non era fra quelli cui erano addebitati acquisti folli (gioielli, abiti, persino tosaerba e profilattici). I giudici però avevano stabilito che erano illegittime anche le spese che lui considerava di rappresentanza istituzionale. Il fatto che nel 2012 fosse a capo del gruppo Progett'azione (legato all'allora Pdl), e quindi responsabile dei rimborsi, ha alzato l'asticella della pena.

Il pg: "Nessun trattamento diverso" Ma Saluzzo non accetta che dagli ambienti della politica (dove ci sono figure ancora sotto processo) piovano illazioni e "falsità" su "trattamenti diversi per imputati diversi". "Abbiamo valutato episodio per episodio - ha spiegato - e tutte le volte nelle quali è stato individuato un legame con un'attivià o una finalità politica, anche blando, vi è stata richiesta di archiviazione. Le condanne si sono avute per i casi di spese con scopi privati o di beneficio anche per terze persone. Il criterio è stato unico per tutti. Ed è gravissimo coinvolgere i giudici nell'accusa di parzialità". "Devo anche osservare - ha detto ancora Saluzzo - come gli esponenti politici coinvolti nella vicenda non abbiano mostrato di voler prendere atto delle irregolarità delle loro condotte. Anzi, hanno orgogliosamente rivendicato la correttezza del loro operato, anche quando la realtà dei fatti denunciava un uso di risorse pubbliche per fini personali".

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