Le testimonianze delle due amiche che hanno trovato il negozio chiuso e il corpo esanime di Maria Luisa Fassi. Intanto prende sempre più piede l'ipotesi che a uccidere la donna sia stato uno psicopatico
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E' un mistero l'assassinio della tabaccaia di Asti, la donna uccisa tra le 7.30 e le 7.40 nel suo negozio. Prende piede l'ipotesi dello psicopatico: il killer è entrato con l'intento di colpire Maria Luisa Fassi. Nessun segno di rapina. E' entrato, ha girato la chiave e ha dato inizio alla mattanza. Hanno ricostruito l'accaduto due amiche: "Ogni mattina alle 7.30 sono lì, ma quel maledetto sabato la porta era sbarrata - afferma Franca -, era strano".
"Quando sono arrivata io - dice invece Fernanda - erano le 7.40 lo so con certezza. Perché di solito sono lì all'apertura ma quel giorno c'era traffico". Fernanda trova la porta aperta, entra, non vede nessuno, non ci sono segni di violenza finché dal bancone non vede spuntare i piedi dell'amica. E la ritrova riversa a testa in giù in una pozza di sangue.
Il Ris di Parma sta facendo analizzare un'impronta di una scarpa maschile disegnata col sangue. Mentre è scattato il piano del comune per isolare i rifiuti prodotti nel quartiere San Lazzaro. Si cerca il coltello con cui l'assassino avrebbe inferto i colpi.
Maria Luisa Fassi era una persona schiva e tranquilla, di solito aiutava i genitori che hanno un ristorante stellato, frequentava la parrocchia del Tanaro e degli oblati di San Giuseppe. Ha lasciato due figli di 20 e 25 anni.
Di certo non si è trattata di una rapina, dato che sono rimasti nel negozio 4.500 euro frutto di incassi precedenti a sabato e i blister con le monete per dare il resto. Forse uno psicopatico, qualcuno che voleva vendicarsi di qualcosa? Qualcuno che conosceva bene la zona e che ha evitato con cura le telecamere di sorveglianza che erano poste in zona. Gli investigatori stanno cercando di passare al setaccio ogni particolare per arrivare alla soluzione.