Sequestrati nel 2009 a un gruppo di sinti condannati per associazione a delinquere, il denaro e i valori tornano nelle mani della banda perché il reato di ricettazione è stato prescritto
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Beni per circa un milione di euro, sequestrati nel 2009, sono stati restituiti a un gruppo di nomadi sinti residenti nell'Astigiano perché il processo "è stato dichiarato prescritto". La banda, composta da una quindicina di persone, era coinvolta nel reato di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione. Benché condannati per associazione a delinquere, a causa di ritardi, il processo per ricettazione non è mai arrivato alla sentenza.
Nel marzo 2006, come riporta La Stampa, il gip di Asti aveva sottoposto a sequestro preventivo i beni dei presunti ricettatori e dei loro familiari perché si pensava fossero "il provento di attività criminale". All'ordinanza si era arrivati dopo una maxi operazione dei carabinieri che avevano pedinato per mesi la banda di sinti e i valori sequestrati sarebbero stati il bottino dei furti realizzati dal gruppo.
La banda era stata quindi accusata per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ma, se nel 2010 si era arrivati a pesanti condanne in primo grado per il reato di associazione a delinquere, quello per ricettazione invece non è mai giunto alla sentenza sembrerebbe a causa di ritardi nel processo che hanno portato alla prescrizione.
Ed ecco che denaro, terreni, auto, camper e gioielli sono tornati in possesso della banda. Il legale difensore del gruppo di nomadi, Davide Gatti, ha confermato che "l'esecuzione del dissequestro è stata notificata, dopo che il giudice aveva disposto la restituzione - precisando però che - non siamo ancora alla fine della vicenda". Intanto le spese del deposito dove sono stati custoditi caravan e auto sono a carico del Ministero della Giustizia.