Il 2022 è stato un anno horribilis per le conformazioni nevose perenni. Legambiente: "Torniamo a ribadire l'importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento"
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Il Monte Rosa sta perdendo i suoi ghiacciai: il Flua che nell'800 si estendeva su 80 ettari è ridotto sul versante sud a un insieme di rocce e detriti con qualche accumulo di neve frutto delle nevicate tardive; mentre quelli limitrofi, delle Piode e il Sesia-Vigne, sono arretrati dagli anni '80 di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. E a causa della crisi climatica il destino del Flua sarà lo stesso al quale andranno incontro dal 2050 i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3.500 metri. E' il bilancio fatto al termine della tappa piemontese della quinta edizione della Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con Cipra Italia e Comitato Glaciologico Italiano.
"Il ghiacciaio Flua si è estinto - conferma Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia -. Vediamo una montagna che cambia lasciando un vuoto che ci racconta però di come un nuovo ecosistema si sta sviluppando e sta colonizzando la zona. Un nuovo ecosistema che andrà monitorato e tutelato. Ma racconta anche di un ambiente pieno di morene e quindi più instabile. Torniamo dunque a ribadire l'importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento".
E se il 2023 non è stato un anno così drammatico come il '22 per i ghiacciai, permane una tendenza al regresso accelerato. Basti pensare al ghiacciaio Ciardoney, in valle Soana (Torino), al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta che al primo giugno aveva una copertura nevosa di 295 cm grazie alle nevicate primaverili, totalmente scomparsa a metà agosto.