Funivia Stresa Mottarone, il consulente della procura sul luogo della tragedia: si sofferma sula fune
© Ansa
© Ansa
Secondo i verbali dell'interrogatorio, l'addetto al funzionamento dell'impianto, che aveva riscontrato anomalie quella domenica, ha ammesso di aver scritto il falso sui documenti
Ha annotato nei documenti ufficiali della funivia del Mottarone "l'esito positivo del controlli" sul funzionamento dei freni. Poche ore prima della tragedia che ha ucciso 14 persone. Lo ha ammesso alla Procura di Verbania Gabriele Tadini, colui che faceva funzionare l'impianto, gestiva il personale, organizzava i controlli, si occupava della manutenzione. "Sentivo dei rumori durante i test ai freni nel giro di prova, ma ho scritto che era tutto ok", ha detto durante l'interrogatorio, come riporta La Stampa. I pm: anomalie nascoste per aprire l'impianto.
Le anomalie nel giro di prova - Tadini ha raccontato agli inquirenti racconta di aver avviato l'impianto verso le nove e di aver effettuato un giro di prova, accorgendosi che la cabina 3, quella poi precipitata, emetteva un rumore "indicativo del fatto che il sistema tentava di ricaricare la pressione del freno, facendo chiudere una delle due ganasce".
© Ansa
© Ansa
A questo punto, rilevano i pm, "per evitare che l' impianto non partisse, decide di non togliere il forchettone". Tadini sceglie, dunque, la scorciatoia nel primo fine settimana di alta stagione: "Lasciare inseriti i forchettoni rossi cosiddetti blocca freni", scrivono i magistrati. Invece di bloccare l'impianto e attendere le verifiche della ditta di manutenzione. E così si compie la strage: la cabina precipita, perché il cavo si spezza e il freno di emergenza non entra in funzione.
© Ansa
© Ansa
Tra i compiti di Tadini - riporta La Stampa dalla richiesta di custodia cautelare per Luigi Nerini, Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio - c'erano "i controlli quotidiani sull'efficienza dell'impianto e l'annotazione sul Registro giornale delle anomalie rilevate". Ma nella domenica della tragedia il diario riporta "l'esito positivo dei controlli effettuati sul funzionamento dei freni e delle cabine". Falso, perché nell' interrogatorio Tadini ha riferito di aver sentito provenire dalla cabina "un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina, che si ripeteva ogni due, tre minuti".
La decisione di non bloccare la funivia - E anche quel giorno decise di "lasciare inseriti i forchettoni rossi cosiddetti blocca freni", scrivono i magistrati. E questo è accaduto "molte volte, in modo pressoché abituale quanto meno nel corso dell' ultimo mese, da quando l'impianto ha riaperto al pubblico, al fine di ovviare ai problemi che con cadenza sempre più frequente si verificavano nel funzionamento del sistema frenante".
Quell'anomalia, in realtà, si verificava da mesi, anche durante il lockdown, quando l' impianto veniva messo periodicamente in movimento. Stando alle ipotesi investigative, la fune era danneggiata e si sarebbe staccata la parte attaccata alla cabina: per allertare su ciò scattava il freno di emergenza, inibito dall' utilizzo del forchettone.
"L' ultima cosa al mondo che avrei immaginato è che si rompesse il cavo trainante, ma le pompe idrauliche fermavano il freno, temevo che la cabina i fermasse a metà percorso e fosse necessario calare a terra i passeggeri con i cestelli", si è giustificato Tadini davanti agli inquirenti.