IN 23 ALLA SBARRA

Processo Alto Piemonte, Dominello: "Io spazzatura, non c'entro con gli Agnelli"

Il boss si dissocia dalla 'ndrangheta: "Devo tutelare i miei figli"

28 Mar 2017 - 15:16
 © LaPresse

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"Con gli Agnelli non c'entro niente". Saverio Dominello, il boss dissociatosi dalla 'ndrangheta, lo ha detto in Aula a Torino, all'udienza preliminare del processo Alto Piemonte, dove 23 persone sono imputate per associazione a delinquere di stampo mafioso. "Mi dispiace che per colpa mia gli Agnelli vengano tirato in questo show mediatico. Io sono solo spazzatura". Saverio è padre di Rocco, che secondo l'accusa cercò di fare affari con la Juve.

"Voglio tutelare i miei figli e la mia famiglia" - Dominello ha spiegato il suo allontanamento dall'organizzazione criminale con la necessità di tutelare la famiglia. "Non voglio che questo marchio di infamia ricada sui miei figli e la mia famiglia. La 'ndrangheta mi fa schifo. Non intendo però accusare nessuno". Poi, sui contatti del figlio Rocco con il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, coimputato in questo processo per associazione mafiosa, Dominello ha sottolineato: "Se Rocco non fosse stato mio figlio, non sarebbe venuta fuori questa vicenda".

"Biglietti della Juve? Mio figlio capo di una tifoseria" - L'uomo ha detto di non aver paura delle conseguenze che lo possono riguardare ("se mi sparano in testa non mi importa"), ma ha ricordato che, se le regole d'onore vengono rispettate, le donne della sua famiglia non devono essere toccate. Nell'interrogatorio, Dominello ha anche parlato della vicenda dei biglietti della partita della Juve avuti dal figlio Rocco, sottolineando che li ha ricevuti come capo di un club di supporter, i Drughi Canavese. Al termine dell'udienza, il figlio Michele, commentando la dissociazione del padre ha detto: "Ha fatto benissimo".

Dominello ha detto in udienza di essersi distaccato dall'organizzazione mafiosa nel 2012, a cui avrebbe aderito all'insaputa dei familiari, comunicandolo alla sua famiglia di riferimento, i Pesce, a Rosarno in Calabria. Ha poi ammesso di essere stato l'esecutore materiale del tentato omicidio di Antonio Tedesco, abbandonato la sera del 23 luglio 2014 in fin di vita di fronte al campo sportivo di Volpiano. Un delitto originato da questioni di denaro e non legato alla malavita organizzata.

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