"Trascorreva tre giorni con me e quattro in famiglia": per questo l'assicurazione dovrà versare un risarcimento doppio. Sul caso giudiziario scoppiano le polemiche
© istockphoto
"Tre giorni con me e quattro in famiglia". Così è stato riconosciuto all'amante di un operaio 39enne di Torino, morto a ottobre in un incidente d'auto durante una trasferta di lavoro, il risarcimento dall'assicurazione. Risarcimento che non sarà diviso a metà con la moglie: l'assicurazione lo verserà equamente doppio alle due donne presenti nella vita della vittima. Dura la battaglia, ma l'avvocato dell'amante, Gino Michele Domenico Arnone, può cantare vittoria dopo che la richiesta danni è stata chiusa in via stragiudiziale: "Nessuno avrebbe potuto negare la legittimazione ad agire a quella donna che si era qualifica come 'fidanzata della vittima'", ha commentato a La Stampa.
Proprio "la fidanzata della vittima" aveva d'altronde assolto al duro compito del riconoscimento dell'uomo deceduto nell'incidente stradale. Era stata subito rintracciata dalla polizia. La moglie era arrivata in ospedale a cose fatte, dopo essere rientrata a Torino da una trasferta.
Quello il momento in cui è emersa tutta la verità, tenuta nascosta per i tre anni di matrimonio: nella vita del 39enne c'erano sia la moglie che l'amante. E anche l'assicurazione si è dovuta arrendere a questo doppio amore.