Si tratta di Osama al Najim

Torino, arrestato il comandante della polizia giudiziaria libica: era allo stadio a vedere Juve-Milan

Su Osama al Najim pendeva una segnalazione dell'Interpol. L'arresto "è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime". Gli vengono contestati crimini di guerra e probabilmente la partecipazione a fosse comuni

21 Gen 2025 - 13:07
 © Ansa

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Osama al Najim, comandante della polizia giudiziaria libica, è stato arrestato a Torino. Originario di Tripoli, 47enne, era in città perché era andato allo stadio a vedere la partita tra Juve e Milan. Su di lui c'era una segnalazione dell'Interpol. L'arresto, come informa Mediterranea saving humans, "è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime, fatte pervenire alla Corte penale internazionale, che ha condotto una difficile indagine". Osama al Najim sarebbe accusato, secondo Avvenire, di violenze nella prigione di Mitiga, in Libia.

Scontri armati a Tripoli

 Al Najim, generale di brigata, è affiliato alla potente Forza di deterrenza speciale ed è noto anche con il nome di Almasri. Dai media libici è definito anche come il capo dell'amministrazione carceraria di Tripoli, ed era balzato agli onori della cronaca nel 2022, nell'ambito degli scontri armati nella zona di Sabaa, a est della capitale libica Tripoli, vicino alla sede dei servizi segreti del ministero dell'Interno: a confrontarsi erano stati da una parte gli uomini della Guardia presidenziale guidati dal vice comandante Ayoub Bouras; dall'altra le forze della polizia giudiziaria Najim affiliate alla Rada, gruppo armato libico specializzato nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata guidato dal comandante salafita Abdul Rauf Kara.

Contestati crimini di guerra e forse fosse comuni

 Il complesso di Mitiga ospita non solo l'unico scalo aereo civile che attualmente serve Tripoli, ma anche un'importante prigione dove sono detenuti oppositori politici e terroristi dello Stato islamico e una base aerea dalla quale partono i droni d'attacco di fabbricazioni turca. Non è chiaro a quali episodi si riferiscano i crimini di guerra contestati ad Al Najim. Non è esclusa una sua presunta partecipazione nelle fosse comuni trovate a Tarhuna dopo il cessate il fuoco in vigore dall'ottobre 2020 su cui sta indagando la Cpi.

Non chiaro il motivo della sua presenza a Torino

 Ora il caso dovrebbe passare al vaglio della Corte di appello di Roma. La procura generale del Piemonte è stata informata dalle autorità di polizia italiane. La procedura da seguire dovrebbe essere quella regolata dallo Statuto di Roma, il trattato che nel 1998 ha istituito la Cpi. 

Le reazioni

 Esulta la ong Mediterranea saving humans, secondo cui l'arresto "è avvenuto dopo anni di denunce e testimonianze delle vittime, fatte pervenire alla Corte penale internazionale, che ha condotto una difficile indagine. Almasri è la prova di come l'intero sistema libico, foraggiato in questi anni da milioni di euro dai governi italiani e dall'Unione Europea, sia atroce e criminale: banditi come lui hanno solo messo in pratica il mandato ricevuto di fermare i migranti, con mezzi e soldi delle istituzioni occidentali. Si nascondeva in Italia, ovviamente: perché - conclude Mediterranea - qui i trafficanti libici si sentono al sicuro". Differenti le reazioni in Libia. A quanto riporta il sito Libya review, la Polizia giudiziaria libica e l'istituto di pena Ain Zara Main hanno condannato quella che descrivono "una detenzione arbitraria", parlando di "incidente oltraggioso" e invitando le autorità libiche a occuparsi del caso e intervenire per ottenere il rilascio di Najim.

Barconi e campi di prigionia

 Di Najim si è occupato il giornalista di Avvenire, Nello Scavo, nel libro "Le mani sulla guardia costiera". Il comandante libico, scriveva Scavo, è tra le "figure in grado di ricattare l'Italia e l'Europa a colpi di barconi. Chiedono legittimazione, fondi e mano libera nei campi di prigionia governativi". Nel libro si evidenzia anche come Najim abbia illegalmente trasferito migranti "da luoghi di detenzione sia non ufficiali sia ufficiali di Tripoli alla struttura di Mitiga, allo scopo primario di utilizzarli per il lavoro forzato come forma di schiavitù". Compreso l'arruolamento nelle milizie e la manutenzione delle armi.

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