Un tecnico di un'impresa edile era accusato di violenza sessuale. La parte lesa era una donna, all'epoca di 30 anni, dipendente di una ditta di pulizie
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Un bacio davanti alla macchinetta del caffè in una breve pausa dal lavoro. Di questo episodio, risalente a sei anni fa, è stato chiamato a rispondere in tribunale a Torino un tecnico di un'impresa edile che, nonostante la richiesta di condanna della procura a un anno di carcere per violenza sessuale, è stato assolto con formula piena. La parte lesa era una donna, all'epoca di 30 anni, dipendente di una ditta di pulizie.
La versione di lei Secondo il suo racconto, in un giorno del luglio del 2016 l'uomo l'aveva afferrata all'improvviso, voltata e baciata contro la sua volontà. La giovane riferì l'accaduto a colleghe e responsabili e un mese dopo presentò una querela. Una testimone, inoltre, ha detto di averla vista affranta vicino al distributore del caffè.
E quella di lui Di tenore opposto è stato il resoconto dell'imputato. "Ci incontravamo sempre davanti alla macchinetta - ha detto - per non più di due o tre minuti al giorno. La reputavo una persona di piacevole conversazione. Fra noi si creò un po' alla volta un minimo di confidenza. Quel giorno feci una stupida battuta di spirito e lei, subito, si sporse verso di me. Così ci baciammo".
Per il tribunale "nessun reato" "Lei ripeteva 'dobbiamo parlare', così ci incontrammo nel piazzale: forse fui un po' sgarbato con lei, ma io mi ero già pentito perché ero sposato e perché cose così, sul posto di lavoro, non si dovrebbero fare. E il suo atteggiamento cambiò". Il tribunale ha stabilito che "il fatto non costituisce reato".