Dopo mesi in un capannone, le cose ritrovate dopo quella notte sono state smaltite in un inceneritore. Solo un terzo degli oggetti è stato reclamato
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Zaini, felpe, scarpe e altri oggetti lasciati sul suolo di piazza San Carlo la notte dello scorso 3 giugno a Torino e mai reclamati sono stati bruciati in un inceneritore della periferia. Dopo mesi passati nei capannoni ad aspettare che i proprietari si facessero avanti, solo il 30% degli oggetti è stato ripreso dai legittimi proprietari. Nella calca di quella sera una persona ha perso la vita e 1.526 sono rimaste ferite.
Pochi oggetti reclamati - All'ufficio oggetti rinvenuti del Comune "Non si è visto praticamente nessuno per giorni - conferma il gestore del servizio Roberto Mangiardi, raggiunto da La Stampa - così dopo qualche mese si è deciso di smaltirli, era materiale molto sporco, deteriorato che non poteva restare a lungo in deposito".
Lo sforzo per la restituzione - In questi mesi depositi e uffici comunali hanno effettuato aperture straordinarie per consentire alle persone di recuperare i propri oggetti. Gli addetti hanno anche spedito le carte d'identità ritrovate agli indirizzi dei legittimi proprietari. Le cose di poco valore, invece, sono state eliminate come spazzatura indifferenziata.
La spiegazione dello psicologo - Alessandro Zennaro, direttore del dipartimento di psicologia dell'Università di Torino , spiega: "Sono ricordi, forti: la reazione di chi li ha persi in quella notte è quindi assolutamente normale: rievocano un trauma che non si vuole rivivere. La mente si protegge e mette quegli oggetti, legati a un episodio tanto drammatico, nell'oblio, li distrugge".