La notte tra il 20 e il 21 gennaio i tre lanciarono una bicicletta dai Murazzi colpendo il giovane, tutt'ora ricoverato in gravissime condizioni
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Il tribunale dei minori di Torino ha condannato per tentato omicidio i tre ragazzi di 17, 15 e 18 anni che la sera del 21 gennaio lanciarono una bicicletta dalla balaustra dei Murazzi, colpendo alla testa lo studente universitario Mauro Glorioso. Il 17enne ha avuto una condanna di 9 anni e 9 mesi, il 15enne di 9 anni e 4 mesi mentre la pena minore è stata data alla ragazza maggiorenne: 6 anni e 8 mesi. La Procura aveva chiesto pene più severe. La difesa aveva invece chiesto la messa in prova per i giovanissimi. Le motivazioni tra 90 giorni.
Il processo si è svolto con rito abbreviato. La procura dei minori aveva chiesto pene tra i 9 e i 13 anni di reclusione. Gli avvocati della difesa avevano chiesto la messa alla prova, un particolare istituto del diritto minorile che permette, in determinati frangenti, di non dare luogo al processo. In alternativa viene intrapreso un percorso di rieducazione e inserimento nella società dei minori responsabili di reati gravi.
Altri due indagati, maggiorenni, coinvolti nella vicenda, sono in carcere. "Una sentenza significativa", commenta la procuratrice Emma Avezzù. All'uscita dal tribunale di corso Unione Sovietica il padre di Mauro, Giuseppe Glorioso, ha commentato la sentenza: "Spero che i ragazzi, la collettività, le baby gang con questa sentenza si rendano conto che con la vita non si può giocare". Giuseppe Glorioso ha poi aggiunto che le baby gang sono un problema dilagante "troppo grave, speriamo che almeno tutto ciò possa avere un significato perché tanto mio figlio non me lo riconsegneranno nelle condizioni antecedenti a quella sera. Ma almeno che da questo possa nascere qualcosa di positivo". Mauro è ancora ricoverato in ospedale e, come riferito dal suo avvocato Simona Grabbi, solo recentemente è stato informato dell'accaduto, perché "non era in grado di reggere la notizia".
Durante l'udienza il più grande dei tre imputati ha letto una dichiarazione di scuse in cui affermava di provare "disgusto e vergogna" per quanto accaduto e chiedeva una seconda possibilità per dimostrare di "non essere un mostro". Scuse che per il padre di Mauro sono state tardive. "Una sentenza tristemente esemplare", ha commentato l'avvocato Domenico Peila, che assiste il 15enne. "Non è così che si risolve la delinquenza giovanile. Ma sicuramente questo è un verdetto che farà comodo a qualcuno". Invece per l'avvocato Michele Ianniello, che assiste il neo maggiorenne, 17enne all'epoca dei fatti, "la vicenda giudiziaria non si conclude qua. Ho chiesto la revoca della misura cautelare, perché secondo me il rischio paventato dalla Procura di reiterazione del reato è contenibile anche con gli arresti domiciliari".