Ventisei anni dopo l'arresto si racconta a l'Intervista: "Ho pensato anche di togliermi la vita ma ora so di essere fortunato"
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È senza barriere Pietro Maso mentre parla di sé a Maurizio Costanzo nella puntata di apertura de "L'intervista", ventisei anni dopo l'arresto per l'omicidio dei suoi genitori Antonio Maso e Rosa Tessari nel 1991, la maggior parte dei quali trascorsi in carcere. Racconta di un'infanzia diversa da quella degli altri bambini a causa della meningite, che lo costrinse a letto per lungo tempo trasformando la sua stanza nell'unica finestra sul mondo. Ultimo di tre figli, Pietro fu coccolato e viziato dai genitori e dalle sorelle, crebbe in ritardo rispetto ai suoi coetanei e quando riuscì ad andare a scuola sentì di dover bruciare le tappe.
"Visto con gli occhi di oggi, avrei dovuto imparare a riconoscere i miei handicap, parlarne con gli altri e accettarmi per com'ero" confessa. "Invece mi sono costruito un'immagine forte, sicura, spavalda. Avevo capito che l'apparenza, quando sei un adolescente, era di successo". Pietro iniziò così la sua personale recita, di ragazzo dedito alla vita consumistica in linea con i canoni del periodo: era narcisista, viveva nell'ozio e si accompagnava a persone che lo aiutassero a gonfiare il proprio ego, come fu con i tre complici che lo avrebbero assistito nel delitto anni dopo. "Non riuscivo più a dare quei valori che mi sta sottolineando" risponde quando Costanzo gli fa notare se non avesse dovuto sentirsi fortunato, all'epoca, sopravvissuto alla malattia e circondato da persone che lo amavano. "Adesso so di essere una persona fortunata, perché grazie a Dio sono vivo, lucido e in salute. Ho sofferto e oggi sono pronto a vivere la mia vita senza più maschere".
"Ho pensato di suicidarmi all'inizio della carcerazione" prosegue. "Poi mi sono avvicinato alla fede e anche se non mi sento la persona più indicata a parlarne, visto quello che ho fatto, credo che Dio stia trasformandomi in una persona buona, migliore". Pietro ha chiesto perdono, un percorso lungo il quale l'ha accompagnato Don Guido Todeschini ma che oggi intraprende anche da solo, pregando ogni giorno. "Credo che i miei genitori siano in paradiso. Qualche anno fa sono andato al cimitero a trovarli ma devo tornarci, perché ancora non ero la persona che sono adesso, avevo e ho ancora molto da lavorare su me stesso".