Il ministro dell'Istruzione Fedeli: "Le differenze sono una ricchezza". Il presidente della scuola: "Basta che conoscano il tedesco"
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La Scuola Svizzera di via Appiani, a Milano, era finita nell'occhio del ciclone qualche giorno fa a causa di un articolo nel suo regolamento che diceva "essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali: dislessia, discalculia, ADHS, Sindrome Asperger, autismo, e disturbi comportamentali". Non sono bastate le precisazioni e le rassicurazioni dell'istituto che, dopo le critiche, ha dovuto cancellare l'articolo incriminato. Il ministro Fedeli ha accolto con soddisfazione la scelta della scuola.
Fondata nel 1919 e frequentata da 380 studenti, la Scuola Svizzera di via Appiani a Milano è una delle 18 Scuole Svizzere all'estero ed è sottoposta alla sorveglianza del Dipartimento Federale degli Interni di Berna. Non si tratta di scuole paritarie, ma non beneficiano di finanziamenti pubblici. Il diploma rilasciato e il certificato di maturità è equivalente a quello delle scuole italiane. La Scuola Svizzera ha però una particolarità: il bilinguismo. Tutte le lezioni vengono svolte sia in italiano che in tedesco.
Il punto del regolamento che ha scatenato le critiche è il 2.5, che recita: "Essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali: dislessia, discalculia, ADHS, Sindrome Asperger, autismo, e disturbi comportamentali". L'"avvertimento" della scuola è finito sui media e l'argomento è diventato un caso pubblico e politico. Tra le voci a sfavore, anche quella di Beppe Sala, sindaco di Milano, che ha commentato tramite Facebook la vicenda: "Tutto questo è inaccettabile. È l'esatto contrario del modello inclusivo di scuola che è previsto in Italia. Questa non è la Milano che vogliamo". Alcuni esponenti politici hanno chiesto l'immediata chiusura dell'istituto, se il punto del regolamento non fosse stato immediatamente rimosso.
Luca Corabi De Marchi, il presidente della scuola, ha provato a difendere così il regolamento scolastico e il punto incriminato: "La nostra scuola accoglie tutti coloro che vogliano seguire il nostro percorso formativo a condizione che la loro conoscenza della lingua tedesca sia sufficiente". "Tra i nostri allievi - spiega - ci sono sempre stati, e ci sono anche attualmente, studenti autistici, dislessici o affetti da discalculia in percentuali del tutto assimilabili a quelle delle scuole pubbliche". E il riferimento nel regolamento è "un chiaro e onesto invito al dialogo", poiché la scuola "identifica, come bene primario, la possibilità di offrire ai propri allievi un percorso formativo affrontabile e superabile". Una precisazione che, però, non ha portato all'immediata cancellazione del punto 2.5, che è stato rimosso solo successivamente.
L'Ambasciata Svizzera in Italia alla fine ha comunicato la notizia della rimozione dell'articolo incriminato e le reazioni positive non sono mancate. A cominciare dal ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, che ha commentato con soddisfazione la scelta della Scuola Svizzera a favore dell'inclusione: "In Italia abbiamo una legge che dal 1977 consente di superare le classi differenziali perché sappiamo che le differenze sono una ricchezza, non un impedimento. E perché il nostro modello punta all'inserimento e all'inclusione, non all'esclusione di chi ha più difficoltà".