Genova, la commemorazione per le 43 vittime del ponte Morandi a due anni dal crollo
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Le parole dell'ex a.d. della holding dei Benetton Edizione: "Non ho fatto nulla, forse perché tenevo al mio posto di lavoro, ed è il mio grande rammarico". "Eravamo impreparati a gestire una rete autostradale"
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Al processo per la tragedia del Ponte Morandi a Genova, l'ex a.d. della holding dei Benetton Edizione Gianni Mion dice di aver saputo nel 2010 che c'era il rischio crollo. "Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo - spiega l'ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia -. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose 'ce la autocertifichiamo'. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. . Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l'ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico".
Le parole di Mion si riferiscono a una riunione del 2010, ossia otto anni prima del crollo, a cui parteciparono l'a.d. di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo queste frasi, l'avvocato Giorgio Perroni, che difende l' ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci, ha chiesto di sospendere l'esame di Gianni Mion e di indagarlo. Rigacci è indagato insieme ad altre 58 persone. L'esame di Mion è andato avanti e i giudici hanno detto che si riservano sulla richiesta avanzata da Perroni.
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La fusione tra Atlantia e la spagnola Abertis creò dissapori tra Gianni Mion, Vito Gamberale (all'epoca a.d.) e il direttore generale Giovanni Castellucci. "Quella fusione era una mia idea perché noi eravamo molto impreparati. La gestione della rete autostradale - ha detto in aula - era troppo difficile, per questo auspicavo un intervento di terzi. Gamberale l'aveva supportata all'inizio poi quando vide la reazione contraria della politica cambiò idea. Da quel momento il mio ruolo divenne marginale. Gilberto Benetton non mi seguiva più, disse che non si doveva fare. Aveva fiducia totale in Castellucci che pensava non avessimo bisogno di soci esteri".
"Davamo per scontato - ha continuato Mion - che il management esistente della vecchia Autostrade fosse in grado e invece le cose non andarono così e per questo pensai ad Abertis, per diluire nostri compiti. Questo mio orientamento mi allontanò da Gamberale e Castellucci perché temevano di perdere poteri. Poi vi fu un intervento diretto a livello istituzionale, politico, sul signor Benetton, gli dissero che non si doveva fare e anche lui non era più convinto".
L'esame del pubblico ministero Walter Cotugno si è poi concentrato sulla figura di Castellucci. "Una persona preparatissima. Era uno che approfondiva tutto con grande competenza e sagacia. Andava anche nei dettagli. Con Aeroporti di Roma ha fatto un capolavoro. Avevo detto che era un accentratore forsennato? Oggi non sono in grado di rispondere. Lui ha fatto cose eccezionali, per Aeroporti ha stilato anche il protocollo per pulire i vetri e per fare togliere le gomme da masticare". Alla guardia di finanza l'ex manager disse che "hanno fatto i furbi per fare assolvere Castellucci nel processo per la strage di Avellino". "Lo dissi perché non era pensabile non sapesse, che non fosse informato".
"Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli". Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, commenta così le parole di Gianni Mion. "Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi".